QUANDO IL CELLULARE TACE…
Il cellulare è il nostro oggetto da compagnia, addomesticato per ubbidire ai comandi delle mani, delle voci, dei silenzi. Al contempo, è il nostro oggetto da tirannia, capace di renderci sudditi supplichevoli. Ti prego squilla, vibra, illuminati, fai che lui, lei e l’altro pensino a me.
Asseconda il desiderio di esistere, se qualcuno ci chiama o ci scrive significa che siamo viventi in terra. Quando tace, dobbiamo fare i conti con il dubbio, forse gli altri si sono scordati di noi, oppure il mondo ci ha ripudiati. Ecco che il tarlo dell’esilio si fa strada nella mente, poi segue lo sconforto, la rabbia, l’incessante domanda del Cos’avrò fatto di tanto orribile per meritare il torto degli accantonati-non amati- persi di vista-cacciati dal coro?
Nulla. Non hai fatto niente di male, tu. La colpa sta tutta dell’assenza di campo.
ASSENZA DI CAMPO
Non c’è più la linea
che da me portava a te,
e da te tornava a me.
Lei è caduta per assenza di campo,
e noi ci siamo interrotti
per mancanza di senso.
© Elena Mearini, 2016