Post mortem

Dopo, raccontava, sono cominciati i problemi con la notte.
All’inizio, lei, la notte, mi aveva preso con sé, ma non durò molto.
E prese a trascurarmi. Così, ogni mattina, lui si rivolgeva allo specchio: aggiornami su cosa sono diventato. Apriva se stesso come un libro e si metteva a leggere. Allora, diceva, vediamo un po’ chi sei stato. O hai dimenticato anche questo? Ma l’inchiostro con cui scriveva i ricordi era indelebile. Perché si ostinava tanto a vivere, quando – era così evidente – non era cosa sua? La sua ambizione era quella di fare fuori l’autore. In modo da poterlo elogiare post mortem. A chi lo incontrava, diceva: sto solo aspettando.

©Davide Marchetta

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