La lingua dell’addio

Non faceva che studiare il tempo della disfatta. Della sua disfatta.
Aveva anche organizzato una raccolta di firme per protestare contro la sua presenza nel mondo. Il fatto è che stava studiando la lingua dell’addio. E considerava che solo se rimaneva dietro le quinte era un grande attore. Respirava l’anima della gente, tutto qui. Guardava con curiosità ossessiva qualcosa che non avrebbe mai più toccato. Oppure diceva a se stesso: forse no, forse mi sbaglio. Finché sono in vita e respiro, posso ancora avere almeno un’illusione. C’era la possibilità che restasse di lui qualcosa? Una
risata, forse. Il ricordo di un’opera che aveva scritto. Un tradimento non previsto.

©Davide Marchetta

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