Pagine nere

Pagine nere, diceva, non vedo che pagine nere. Per lui il mondo era più un’intuizione lirica che una riflessione. Al ristorante, in chiesa, a una mostra, o all’università, sentiva di partecipare a una
recita patetica. In mezzo agli altri, come un atleta fuori allenamento, aveva il fiato corto. Stai zitto, diceva a se stesso. Ma l’abitudine che aveva preso di parlare troppo con gli altri lo metteva di malumore. Cercava sempre l’ultimo capitolo. Una mattina, si sarebbe guardato allo specchio e non avrebbe visto
nulla. Si stupiva che nessuno si fosse ancora accorto che lui non esisteva. Nella palude del banale e del ripetitivo, cercava sguardi d’intesa, il passaggio di stelle comete.

©Davide Marchetta

Condividi: