Roberto Fedriga – La Mia Malattia

Devo essere sincero: aspettavo da tempo un nuovo disco di Roberto Fedriga. L’attesa è stata lunga ma non ha deluso le mie aspettative. Prima però di raccontare La Mia Malattia, questo il titolo dell’album, è doveroso fare due passi indietro e ripercorrere brevemente la discografia del cantante bergamasco.
Il primo e omonimo album è uscito nel 2014 e a colpirmi immediatamente furono l’estensione vocale che ricordava quella dell’inimitabile Tim Buckley, le atmosfere jazz che assecondavano le suggestioni visive evocate dai testi e l’eleganza del digipack su cui era riportata una serigrafia di Renoir. Un album che segnalai tra i belli di quell’anno e che ancora oggi riascolto volentieri. Nel 2018 ho ritrovato la voce di Roberto Fedriga nel progetto Magora. L’album, che s’intitola Frenologia e che alla dottrina del medico Franz Joseph Gall fa esplicito riferimento, si proponeva di stimolare attraverso testi sibillini altrettante zone cerebrali. In quest’album le atmosfere jazz lasciano il posto alla canzone d’autore e all’alternative rock. La Mia Malattia spezza dunque un lungo silenzio e basta uno sguardo per capire che ci si trova di fronte a un vero capolavoro. Il viaggio intimo e crepuscolare che propone Roberto Fedriga parte infatti dalla splendida copertina.

Un ritratto e nessuna scritta e in quel ritratto tutta l’essenza di un album intimo e crepuscolare: la firma è del maestro Alessandro Albert. La fotografia evoca il disagio di chi vive un’epoca di profondi cambiamenti. La pandemia, inutile ribadirlo, non ci ha resi migliori ma ha deteriorato ancor di più i rapporti umani. I sette brani, introdotti da una breve composizione musicale, raccontano il disagio / frustrazione di chi non riesce / non vuole assoggettarsi a certe dinamiche. Il lavoro sui testi è notevole, Fedriga ha lavorato infatti molto sul potere evocativo delle parole e delle immagini riducendo al minimo l’aspetto descrittivo ed esaltando il lato emozionale.
Tra i più belli Ballata del Tristo Mietitore e Ninna Nanna, il primo è un dialogo con la morte giocato sul filo del sarcasmo nel quale il disagio personale assume proporzioni universali, il secondo è un momento di quiete in cui è possibile intravvedere un motivo per cui continuare a lottare. Le atmosfere crepuscolari disegnate dalla musica sembrano illuminare la figura di un equilibrista sospeso nel vuoto in bilico tra l’essere e l’adeguarsi. Un’immagine questa che, per quanto mi riguarda, rispecchia perfettamente i tempi che stiamo vivendo. Roberto Fedriga canta, compone e suona quasi tutti gli strumenti, ma impreziosisce questo suo viaggio intimista con importanti collaborazioni. I nomi, considerata la caratura, non hanno bisogno di presentazioni e sono il clarinettista e sassofonista Guido Bombardieri, il chitarrista Dennis Rea e per la produzione il nome è quello di Boris Savoldelli. Completano la squadra: la cantante Elena Troiano e la violoncellista Federica Tirelli.
La Mia Malattia è sicuramente tra gli album più belli di questo 2023.

©Fortunato Mannino

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