Ricordati che il Lunedì di Pasqua sei da me.
No, lunedì non posso, sono di suicidio.
Ma come, me l’avevi promesso.
Lo so, mi dispiace, ma credimi, non ne posso fare a meno.
Non puoi rimandare? Anche al giorno dopo. Sai, ci sarà anche Leandro. Pensa che viene apposta da Termoli.
Proprio non posso, mi spiace. Ho deciso.
Ma cos’è, una questione di soldi? Pene d’amor perdute? Scusa, non vorrei essere indiscreto. Se posso fare qualcosa.
No, grazie, sei gentile. Comunque, c’entrano i soldi, sì. E di conseguenza anche l’amore. Ma il fatto preponderante è che a forza di calare la testa a tutti, mi cerco e non mi trovo più da nessuna parte.
E dai. Non farti pregare. La Patrizia prepara la sua specialità.
Ma lo sai che sei insistente.
Mi chiedo solo: perché proprio il Lunedì di Pasqua?
È adattissimo, se proprio vuoi saperlo. In città non resta più nessuno. Le strade sono deserte. Il sole va e viene. E spesso c’è una brezza che preannuncia l’arrivo di un temporale nel pomeriggio. Verso sera.
Ecco, lo sapevo. La colpa è della letteratura.
Che vuoi dire?
Tu scrivi. Scrivi sempre. Devi inventare sempre tutto. Perfino il giorno in cui non ce la fai più. Perfino la sofferenza.
Tutto inventato, dici?
Dico che ti sei divertito tanto a camminare sull’orlo del burrone che alla fine ci sei caduto dentro. Hai preso a scambiare le idee che ti frullano in testa per oggetti di uso comune. E adesso “riesci a fingere che è dolore il dolore che davvero senti”.
Non voglio contraddirti. Lo penso anch’io, in fondo. È come se fossi un atleta che continua ad allenare i suoi muscoli sapendo che sul ring non ci salirà mai. Ma sul ring forse io non ci sono mai salito. E non è stato per paura, credimi. Come dici tu, i miei combattimenti li ho soltanto immaginati. In compenso, sono andato al tappeto tante di quelle volte da farmi credere d’essere una persona reale.
Ma c’è almeno qualcosa di reale in ciò che fai?
Posso solo dirti che reale è il rogo, reale è il martirio, reale il sogno che li ha generati.
©Davide Marchetta