C’è un carrello appoggiato al sedile. Motivo scozzese, ruote usurate e manico opaco.
Giulia si volta, osserva il vuoto fra i passeggeri. Un vecchio si aggrappa al mancorrente e trema. Scende alla fermata successiva. È rimasto solo un ragazzo seduto in fondo. Ha i capelli che crescono in alto e un cardigan ampio che gli gonfia le spalle.
Giulia scende alla sua fermata, ascolta il segnale e osserva le porte che si chiudono con un tonfo. La metro riparte rapida. Al di là del vetro, il carrello scorre via. Il blu e il rosso si fondono nella corsa.
Molte vecchie vanno al mercato vicino al centro. Prendono la metro e, dopo, un tram che puzza di lattuga marcia.
Senza il carrello, l’uomo, o la donna che l’ha dimenticato, ne comprerà un altro o tornerà verso casa con un sacchetto pieno di cose leggere. Come il prezzemolo e l’insalata romana.
Giulia non sa dove si comprino i carrelli. Riempie due borse di tela e le tiene sulle spalle. Quando ha le fitte alla schiena, massaggia i muscoli con i polpastrelli. Non capisce se provi sollievo o dolore.
Anche oggi Giulia va a fare la spesa. Dalla stazione della metro risale il corso e ne attraversa un altro. Entra in un supermercato in cui i commessi ingrassano e dimagriscono, senza mai coordinarsi fra loro. Il ragazzo addetto alla frutta ha perso venti chili. I pantaloni gli cadono sui fianchi.
Giulia mette i prodotti nel carrello verde e va alla cassa. Riempie i sacchetti come le viene e paga il cassiere che ha gli occhi gonfi di sonno.
Quando esce, il peso del calore e della spesa la fanno sudare. Giulia cammina piano. A metà strada si ferma un momento. Sul bordo del marciapiede c’è una confezione di acqua gassata. Sopra la confezione ce n’è un’altra con dentro dodici rotoli di carta igienica.
Giulia pensa che la vecchia del carrello non sia andata al mercato. Avrà commisurato le proprie forze. Sarà entrata nel supermercato con i commessi magri, grassi e assonnati e avrà comprato troppa roba. Avrà abbandonato l’acqua e la carta per strada. Si sarà fermata per riposare o rimpiangere ciò che si è lasciata dietro. Adesso, potrebbe essere lì da qualche parte. Seduta sotto un platano con la sua borsa di tela mezza vuota.
Giulia entra nel giardinetto. Si siede su una panchina che sa di polvere e sole. Sfila i sacchetti di tela dalle spalle e respira nell’ombra.
Trascorso qualche minuto, si rialza. Riprende i sacchetti e torna verso casa.
Seduto sul gradino di fronte al portone c’è un uomo. È più vecchio di lei di molti anni, gli occhi da pazzo e il corpo sottile.
«Aspetta qualcuno?»
L’uomo alza gli occhi e la fissa con dolcezza. La follia è scomparsa. C’è solo il fastidio della luce intensa.
«Ho smesso», dice.
«Che cosa?»
«Ho smesso. Resto qui, dove mi hanno lasciato».
Giulia si china verso l’uomo e gli sfiora una spalla con la mano.
«Non può rimanere sullo scalino».
«Qualcuno mi porterà via, allora».
Giulia chiede all’uomo di alzarsi e di salire su in casa con lei. Lui accetta e la segue.
Entrati in casa, mette a posto la spesa e chiede all’uomo se sa dove si comprino i carrelli.
«Ne avevo uno una volta» risponde. «Poi l’ho perso e non mi ricordo più dove si acquisti».
Giulia si avvicina all’uomo e gli accarezza i capelli grigi. Lo porta nella sua stanza e fanno l’amore. Dopo si addormentano uno accanto all’altra.
Quando Giulia si sveglia, l’uomo se n’è andato.
Con il cuore in gola si veste in fretta, esce di casa e scende di sotto.
Accanto al portone trova un carrello con i motivi scozzesi. Dentro il carrello ci sono una confezione di acqua gassata e una di carta igienica.
Giulia prende il carrello e lo trascina su per le scale. Entra in casa, chiude la porta e va a sistemarlo nella sua stanza.
©Laura Scaramozzino