Franco Battiato cantava in uno dei suoi pezzi più famosi che L’etica è una vittima inconsapevole della Storia ed è difficile dargli torto ma, personalmente, dal dipanarsi degli anni speravo almeno di assistere ai prodromi di una rivoluzione culturale.
La tecnologia ha illuso un po’ tutti e tutti ha distratto al punto che non ci si ricorda più come e quando siamo finiti a vivere in un’epoca così becera. Il quadro politico sociale nazionale e internazionale da anni registra una preoccupante involuzione e l’avvento della mediocrazia ne è la prova più evidente. Mediocrazia che non è altro che lo specchio nel quale una società sempre più cinica e intollerante si riflette. A colui che non si uniforma o non si riconosce nei valori comuni viene riservata gogna e isolamento. La massa, ben educata al nulla, diventa così guardiana dell’etica e della morale e si erge a giudice implacabile dell’altro. Altro che oppresso dalla vergogna patirà alienazione, sofferenza e solitudine.
L’album di oggi s’inquadra perfettamente in questo scenario e, attraverso undici splendidi brani, racconta il dramma di chi da questo sistema di cose viene schiacciato e oppresso. Il titolo è Songs of Shame è segna il ritorno, dopo otto lunghi anni, del cantautore romano Arctic Plateau pseudonimo sotto cui si cela il nome e il progetto musicale di Gianluca Divirgilio. Il disco è uscito a fine dicembre 2021 per Shunu Records ma la sua attualità è, aggiungerei un purtroppo, sconcertante. A colpire sono innanzitutto l’elegante quanto inusuale packaging e gli evocativi scatti di Federico A. Cutuli, che impreziosiscono copertina e booklet interno e ci proiettano nel mood dell’album. Fotografare è cogliere l’attimo ma è anche narrazione e sfogliando le pagine del libretto è possibile, anche solo visivamente, cogliere l’idea narrativa del cantautore romano. Un velo trasparente che ricopre e isola una donna inerte su una panchina è l’immagine di copertina. Sul retro la ragazza è ripresa nell’attimo in cui si rialza e torna a riprendersi la sua vita. All’interno del libretto le foto mostrano la stessa ragazza che danza con la sua vergogna, rappresentata dal velo, in un ambiente desolato, cadente e tristemente vuoto, in cui mi piace veder rappresentata l’ipocrita morale borghese. Una danza di liberazione durante la quale avviene la catarsi ovvero la purificazione. La crudezza dei testi, che inevitabilmente toccano tanti aspetti della vita e che s’ispirano ai maudits del rock, fa da contraltare alla morbidezza di una musica che sublima post-punk, new wawe e post rock. Tra i brani più belli è impossibile non citare la title track nella quale si affronta il tema dell’identità sessuale e dalla quale è stato tratto un bellissimo video. Come scritto all’inizio siamo lontani dalla semplice idea di rivoluzione culturale, ma se questa deve avere un inizio è nella capacità di ognuno di vedere con gli occhi dell’altro. Solo in questo modo parole come rispetto ed empatia possono trovare un senso nella vita reale.
Songs of Shame è la dimostrazione che la Musica, quella con la M maiuscola, può ancora tornare ad essere sia voce degli invisibili che critica alla moltitudine. Come scritto in precedenza il packaging è molto elegante e la tiratura è limitata a 600 copie. A buon intenditore…
© Fortunato Mannino
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