Cos’è la vita se non un continuo viaggiare? Un perenne incontro/scontro di situazioni e luoghi che in teoria dovrebbero migliorare il nostro vivere. Da un viaggio lungo, breve o introspettivo che sia non si ritorna mai uguali ma più ricchi.
Gli altri elementi fondamentali che rendono un viaggio straordinario sono il saper ascoltare e il saper condividere. Riflessioni non scontate se si considera quanto l’egocentrismo ha ridotto la capacità delle persone di giungere all’essenza delle cose. Ma alla fine, anche chi vi giunge supera raramente la soglia del personale: è infatti prerogativa dell’arte eternare e universalizzare esperienze personali, veicolando nello stesso tempo messaggi profondi e attuali.
E Sparks, primo album della violinista e compositrice Ludovica Burtone, è in parte e non può che essere così, ciò a cui accennavo prima.
Ci sono infatti i temi del viaggio, delle esperienze, degli incontri e delle riflessioni ma in più c’è la musica. Una musica che racconta la storia di un talento poliedrico e versatile che sa spaziare con successo tra generi solo apparentemente lontani.
Un talento che l’ha vista a fianco di grandi artisti e gruppi di caratura internazionale o nelle più prestigiose orchestre europee. Un percorso artistico che ha avuto un suo momento cruciale nel viaggio che dall’Italia l’ha portata negli Stati Uniti patria del jazz. I sei brani che formano Sparks sono la sintesi unica di esperienze musicali e umane. Incontri, con il suo tango intriso di jazz, incarna la malinconia, le paure e le aspettative, che ogni nuova partenza inevitabilmente genera in tutte le persone.
Violinista, compositrice e non solo, Ludovica Burtone è anche molto brava come arrangiatrice e lo dimostra in quello che è uno dei brani più belli e significativi dell’album. Sinha è infatti un brano di Chico Buarque e Joao Bosco, parliamo dunque di bossa nova, nel quale si affronta il tema, purtroppo sempre tragicamente attuale, della schiavitù. Il brano è impreziosito dalla presenza di due talentuosi musicisti brasiliani: il percussionista Rogerio Boccato e il chitarrista Leandro Pellegrino.
Il titolo dell’album fa riferimento sia al soprannome dato alla famiglia della madre, dunque un omaggio alle origini, sia al primo gruppo che la Burtone ha fondato a New York. A questi dati di mera cronaca mi piace però unire anche un’ultima personale riflessione: nelle scintille scorgo l’imprevedibilità del genio dell’artista e nel fuoco che le genera cultura e sensibilità.
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