IL COMMERCIALISTA
Caro diario, il sonno della ragione genera mostri, ma anche quello della patata non scherza.
E così questa sera ho ceduto al richiamo primordiale dell’ormone e, complice un’astinenza forzata che durava da settimane, ho invitato qui da me Andrea, commercialista caruccio di 6 o 7 anni più giovane di me, 1,90×23 cm (documentazione fotografica alla mano) di prestanza fisica.
Il fatto è che ero proprio disperata e per un attimo (rabbrividisci) sono perfino arrivata a pensare di mandare un messaggio all’EX: Zeus, devo proprio essere alla canna del gas per pensare una cosa simile.
Nemmeno alla canna del gas.
Al gasdotto tutti intero.
E così, sfogliata la rubrica (questo è noioso, a questo non gli tira, a questo nemmeno se fosse di un’altra) arrivo al Commercialista, arpionato mesi fa su un sito di incontri, conosciuto al volo per pochi minuti davanti a una tazza di caffè.
Gli mando un sms. Risponde subito. Meno di 10 minuti di messaggi ferocemente ormonali e il Commercialista accetta l’invito a casa mia.
A naso, pure lui non tromba dalla crisi del ’29, mi sa.
Un secondo dopo averlo invitato, mi prendono gli scrupoli.
Oddio, lo conosco appena.
Potrebbe essere un matto.
Potrebbe essere un maniaco omicida.
Potrebbe essere un killer seriale.Siccome potrebbe essere tutte queste cose, decido che non vale la pena cambiare le lenzuola.
Metti che poi me le imbratta di sangue.
Meno di un’ora e il Commercialista è sotto casa mia.
Chiama, gli apro, sale.
Attimi di puro imbarazzo.
Lo guardo.
Mi guarda.
A sinistra c’è la cucina per un caffè e a destra la camera da letto, gli dico, spudorata.
L’ho incontrato in un sito di trombatori, l’ho invitato a trombare, mica posso far finta che dobbiamo discutere di assiomatica buhleriana, no?
Lui opta per un bicchiere d’acqua.
Magari maniaco, ma non vizioso. Niente vino e niente caffè.
Seduti nel soggiorno di casa mia parliamo amenamente del più e del meno come due vecchie comari.
E mo’, penso, come cazzo mi sfilo da questa situazione?
Alla fine ci pensa lui e propone di approfondire la conoscenza biblica in camera da letto.
Evvai. Si tromba.
Iniziamo a sbucciarci via i vestiti scambiandoci gemiti e umori salivali.
Tecnica baciatoria: discreta.
Tecnica palpatoria: discreta.
Inizio promettente.
Sfila il baobab dai jeans e…prima sorpresa.
Il baobab non è un baobab.
E’ un normale, onesto pisello.
Non uno stuzzicadenti, ma nemmeno quella meraviglia che sembrava in foto.
E mentre finisco di formulare questa considerazione, lui chiede: allora? E’ come in foto?
No, brutto mistificatore che non sei altro, mi verrebbe da rispondergli, ma glisso.
Metti che poi gli si ammoscia, io che faccio? Gli ingesso l’ammennicolo?
Mento spudoratamente e lo rassicuro: sìsì, certo, come no? Anzi, pure meglio.
Vile bastarda ipocrita che non sono altro.
Iniziamo la reciproca conoscenza ed io mi accorgo che il suo pisello è molto aderente al ventre.
Scomodo, penso, indubbiamente scomodo.
I fatti mi daranno ragione pochi minuti dopo.
Sbrigati i preliminari (ci ho messo meno tempo io a scriverlo che lui a farli), il fanciullo si posiziona sopra di me (l’incipit alla missionaria non è il non plus ultra ma non disperiamo, è solo un antipasto, in fondo), avvicina l’ammennicolo e..plaf plaf plaf… non entra.
Riprova. Sguscia via. Ancora. Manco per idea.
Che non trovi la strada? Devo impostargli il tom tom per centrare l’obbiettivo sensibile?
A carponi, penso, non posso sbagliare e in effetti per almeno 12 secondi il Commercialista pare aver trovato la corretta collocazione.
Un colpetto, due colpetti, poi si solleva sulle gambe e mi frana addosso.
Lui e il suo 1,90 di altezza.
Ma benedetto ragazzo, penso, ma non sei capace di startene ritto sulle ginocchia?
Non è difficile. Io davanti. Tu dietro. Avanti e indietro.
Anche un babbuino ci riuscirebbe!
Ma santamadonnaaddoloratadellesettepiaghedegitto.
Ma proprio a me doveva capitare l’impiastro della padania, l’imbranator della copula, il principe delle mezze seghe?
Non demordo e con un impegno morale degna di una missionaria laica provo a pigliarlo da sopra.
E ‘gna faccio.
Vuoi che ce l’ha troppo aderente alla panza.
Vuoi che son scoglionata.
Vuoi che fuori imperversa una tempesta magnetica, ma ogni due-tre colpetti il fetente (al secolo: il suo pisello) sguscia fuori e se ne va a ramengo.
E’ il caldo, accenna lui in sentore di scusaimprobabile.
Ma va’ a cagher, te e il caldo.
Oramai ho l’ormone inverso e la soavità di uno gnu incazzoso.
Il mio personale obbiettivo è ora di liberarmi di Imbranetor.
Decido di sposare la sua scusaimprobabile del caldo e me ne vado in cucina a prendere acqua fresca. Torno in camera e gli allungo un bicchiere. Sto sulle spine.
Ma te ne vai? E quando te ne vai?
Inizia a parlare di viaggi mentre io faccio bellissime fantasie su un teletrasporto, che lo spedisca a mille chilometri da qui.
Questa musica concilia il sonno, commenta il giovane mentre Petrucciani pesta sui tasti come un forsennato.
Drizzo le antenne. Ohi bimbo, niente abbioccamenti nel MIO letto, sia chiaro.
Ore 2 del mattino e realizzo che abbiamo fatto fin troppo salotto.
Ragazzo, gli dico, con aria mondana, è ora che tu ti vesta e te ne vada.
Il Commercialista raccatta gli abiti e in pochi minuti è pronto sulla rampa di lancio per essere spedito.
Grazie, mi dice congedandosi e spiegandomi che domani partirà per 15 giorni di vacanza a Rodi. Non gli lascio il tempo di pronunciare un ci rived... che già l’uscio di casa mia si chiude alle sue spalle. Buon viaggio.
E se sono fortunata, caro diario, Rodi potrebbe anche sprofondare, in questi 15 giorni.
© Viviana Gabrini, 2015
santamadonnaaddoloratadellesettepiaghedegitto, muoro…
Mito!
😀
:***
Vivi questo è fenomenale!!! hihihi ho ancora i lacrimoni 😀
nON CI SI PUO’ CREDERE!!!
credici, credici 😉