IL REDENTORE
Caro Diario, la prossima volta che accetterò un appuntamento al buio, ti prego, gambizzami, legami, anestetizzami, insomma fai qualsiasi cosa che mi impedisca di replicare una serata come quella appena conclusa.
Le frasi “non ho foto recenti”, “non sono bravo a usare lo scanner”, “la mia digitale è rotta”, alla luce dei recenti fatti andranno tradotte in un’unica maniera: sono così brutto che quando sono nato perfino mia madre mi ha dato uno schiaffone.
Immaginati la scena, Diario caro: appuntamento al casello dell’autostrada, ore 21.
Lui (medico bresciano appassionato di jazz) scende dall’auto e mentre mi viene incontro una cappa di sconforto cala su di me: 46 anni (e dimostrarne 60), alto un metro e una banana, denti da castoro, fronte alta (fino alla nuca), sguardo rintronato.
Come dire: il fratello brutto di Quasimodo.
Come dire: sparisci, brutto coso.
Stretta di mano, due battute, gli chiedo di seguirmi con la sua auto fino a un parcheggio e da lì raggiungeremo il ristorante sulla mia autimmobile.
Mentre il coso risale sulla sua biemvùio mando un sms a Guido, l’amico mio che vive in provincia di Siena: telefonami alle 23!
Sono da poco passate le 21 e faccio un rapido calcolo: in due ore ho tutto il tempo di arrivare al ristorante, cenare e darmela a gambe prima che il carciofo decida di allargarsi verso un improbabile quanto insopportabile dopocena.
Il coso sale sulla mia auto che non lavo scrupolosamente da tre anni e mezzo.
Non siamo ancora alla prima curva che già impartisce avvertimenti e consigli di guida e questo mi rende ben disposta come Erode verso un asilo di infanti.
Ho la patente da più di venti anni e ho fatto un solo incidente davvero serio. E il ciclista non è nemmeno morto. Vorrà mica arrivare lui e insegnarmi come si guida, no?
Al ristorante decido di vendicarmi e leggo il menu da destra a sinistra, optando per le portate più care.
Il vino, ovviamente, lo scelgo io.
Lui non smette un attimo di parlare e i suoi discorsi hanno la vivacità di un requiem. Orpo, e dire che al telefono non sembrava così letale. Non così tanto, perlomeno.
Io mi metto in modalità fintoascolto: reclino appena il capo da un lato, annuisco a scadenza regolare e ogni tanto esordisco con un: ah…certo…in effetti…
A volte sorrido. In genere ci riesco quando penso che alle 23 riceverò la telefonata-salvezza.
Lui: dal vero sei ancora più interessante e bella
Io: grazie
(coglione)
Lui: hai due occhi splendidi
Io: sei gentile
(coglione)
Lui: e una bellissima bocca
Io: esagerato
(coglione, scordati che noi due si scopi)
Con la scusa di prendere lo stick per le labbra, frugo nervosamente nella borsa e sbircio l’ora.
Le 23 sono passate, perché Guido non chiama?
Il coso (d’ora innanzi Redentore, alla luce della sua intenzione di voler cambiare a tutti i costi il mio modo di vivere e concepire le relazioni di coppia che in questa fase della mia vita si riassumono in un pragmatico: scopa e fuggi) cerca di farmi capire come io in realtà abbisogni di un uomo che si prenda cura di me.
Mi scappa da ridere.
Son sopravvissuta a un marito che mi menava e che ha tentato di soffocarmi, a uno suocero che voleva spararmi, a un fidanzato stronzo, a un amante che mi tradiva andando a zoccole… ed IO avrei bisogno di qualcuno a fianco?
Mi salvo da me, grazie tante, che a far danni gli uomini son dei portenti.
Ho bisogno di un uomo vicino come di una carie ai denti, gli spiego in tono angelico.
Non puoi vivere così, non è la tua vera natura, ti butti via, sentenzia questo pozzo di scienza che dopo aver parlato con me sì e no quattro volte già crede di sapere chi sono, come sono, cosa penso e cosa voglio dalla vita.
Mecojoni.
Ore 23.20 circa, il telefono suona.
Guido: o che succede?
Io (tono preoccupato): tesoro..che c’è?
Guido: ho visto il messaggio..non sapevo…
Io: ti ha sbattuto fuori di casa? Ancora?
Guido: Vi, ma che combini?
Io (allarmata): sei già sotto casa mia?
Guido: e come no? Da du’ ore…
Io (rassicurante): tesoro non piangere, arrivo subito. Stai tranquillo, ci sono io, lo sai…
Chiudo la conversazione e guardo il Redentore con gli occhioni sgranati e l’espressione preoccupata.
Gli spiego che il mio amico è stato cacciato di casa dalla moglie, che devo ospitarlo e bla bla bla.
Lui si fa comprensivo. Mentre attendiamo il conto, mi arriva un messaggio: è di Guido! squittisco preoccupatissima.
Apro e leggo: Ohi Vi, sbrigati, so’ du’ ore che sto casa tua!
Mi scappa una risata, una delle mie, una di quelle che fanno voltare mezza sala. E nel bel mezzo della risata mi rendo conto che dovrei essere il ritratto della preoccupazione per il mio povero amichetto.
Oh cazzo!
Guardo il Redentore, recupero un’aria vagamente contrita e azzardo: è un riso nervoso…
Lo riaccompagno all’auto e per tutto il viaggio non smette di sparare cazzate. Ha una mira diabolicamente infallibile. Tutte ad altezza ovaie.
Io non voglio essere uno dei tanti, va blaterando.
Non c’è pericolo, rispondo io.
Uno dei tanti che ti porti a letto, si sente in dovere di specificare.
Dormi sonni tranquilli, lo rassicuro decisa.
Rapido saluto.
Mi dai un bacio? chiede belante.
E poi tu ti trasformi in essere umano? mi verrebbe da chiedergli.
Mi trattengo pietosamente, sbaciucchio vagamente l’aria nella sua direzione, aspetto che metta il culo sulla sua biemvù e sparisco alla velocità della luce.
Caro Diario, ti risparmio i commenti di Guido al telefono poco fa e vado a letto, sono davvero stanca. Intanto il Redentore non fa che mandarmi messaggi: è stata una serata bellissima, ho letto nei tuoi occhi la voglia di fare l’amore con me.
Bleah.
Domani lo iscrivo a forza a un corso di alfabetizzazione.
© Viviana Gabrini, 2015
Non mi deludi mai! sei un mito! EVVIVA VIV!!! UN ABBRACCIO RENATA
:***
AHAHAHAHA bellissimo!!!!
Immensa Viv che riesci a farci piegare in due dalle risate anche nei caramellosi, ingessati, giorni di festa.
Concordo con Renata : sei un mito! E soprattutto sei tornata ( chi se lo scorda il tuo blog?).
Evvai! 🙂
grazie a tutte, bimbe 🙂
va beh vi ma te le cErchi
ma così vi do qualcosa su cui ridere, no? :*