La mappa delle mie cicatrici
«Hai detto che era importante…»
«Lo è…»
«Dimmi pure, sono qui per te…»
«Si tratta di noi. Di me e di te…»
«…»
«Il fatto è che da quando ti conosco non sono più io. Tu lo sai chi sono io, vero?»
«Sì. Ma non è detto che tu debba stare a capo di tutto, per sempre…»
«Non è così semplice. E soprattutto non è vero.»
«Puoi uscirne. Lo sai…»
«Il fatto è che hai cambiato tutte le carte in tavola. Adesso se penso al calore ho in testa solo te. Prima, invece, seguivo la mappa delle mie cicatrici. Perché è importante un coltello che ti entra nelle carni, o un proiettile che ti si spegne dentro: segnano una tappa, tracciano una svolta. Il freddo della lama che tocca dove tutto era chiuso e caldo e la carne bruciata: ti insegnano che al mondo esistono persone che sanno spingere il ferro in un uomo. E tu me ne hai fatto dimenticare. Un errore del genere è letale…»
«Basta con la morte, ti prego…»
«E come si fa? Mica la scegli, la compagnia della morte. È come se la tua vita fosse un andare di stanza in stanza. Apri una porta, nessun rumore, entri, la porta si richiude e cigola sui cardini, alle tue spalle: un suono che ti spezza. Ecco, quel cigolio lì è la morte. E non serve nemmeno tenerla, la porta, perché sei concentrato su quello che c’è dentro la stanza e anche se ci pensi alla fine ti sfugge e comunque cigola. Le tue stanze non hanno porte. Tu hai potuto persino correrci, nella tua vita…»
«Io e te ci siamo trovati per un motivo. Le tengo aperte io quelle porte per te…»
«C’è qualcosa di nero dentro di me. Le porte vanno tenute chiuse…»
«Ti ricordi quando mi hai detto che avevo il sapore del vento? In quel momento hai avuto il mio cuore. Tu sai provarle certe emozioni. Sai farle provare. Sono cose che ti appartengono, più della morte. Sì, lei ha aperto la sua ala proprio sopra di te. Te l’hanno messa in mano che non eri grande. Ma adesso basta…»
«Io ti amo… Te l’ho già detto, vero?»
«Me l’hai già detto, ma è bello sentirselo dire ancora… Corteggiami ancora, corteggiami sempre…»
«Tu sarai per sempre la mia vita buona, quella con il sole, quella a immaginarci di fuggire…»
«Allora fuggiamo!»
«No, io devo restare. La mia condanna è stare sempre qui, con loro, con tutti. A guidarli. La mia condanna sarà non averti mai…»
«Perché? Perché dici così? Dobbiamo crederci!»
«Credere… Esiste Dio secondo te? Perché se esiste dovrebbe vergognarsi. È lui che ha disegnato questa terribile… oscena… mappa…»
«Possiamo costruire il nostro fut… No! Ti prego! Ti prego, metti via quella pist…»
©Alessandro Morbidelli