Un libro d’amore
La lettera, stavolta, è di Rainer Werner Fassbinder. L’ho ritrovata in uno dei miei primi libri sul cinema – ho sempre nutrito interesse per il cinema raccontato dai registi, più che dai critici. La trascrivo qui, per i lettori di Sdiario, perchè Fassbinder, nel descrivere i film di Douglas Sirk (il suo regista preferito), parla un linguaggio d’amore; ed è un linguaggio umile, con le lacrime agli occhi, lontano da qualsiasi arroganza intellettuale. E’ uno dei passi più belli che io abbia mai letto, e mi commuove ogni volta. Vorrei che tutti i libri di cinema parlassero d’amore, esattamente come questo.
“(…) Ho cercato di scrivere su sei film di Douglas Sirk scoprendo così la difficoltà di scrivere su delle opere che parlano della vita e non sono letteratura. Ho tralasciato molte cose che forse sarebbero state più importanti. Non ho parlato abbastanza delle luci, di quanto siano accurate e dell’aiuto che forniscono a Sirk nel trasformare le storie che ha voluto raccontare. L’unico che può stargli alla pari in questo campo è Josef Von Sternberg. E ho parlato troppo poco degli interni che Sirk stesso realizzava e della loro incredibile accuratezza. Ho esaminato troppo superficialmente l’importanza dei fiori e degli specchi e il loro significato nelle storie narrate da Sirk. Non ho sottolineato a sufficienza che Sirk è un regista che riesce a ottenere il massimo dai suoi attori: persino degli zombie come Marianne Koch e Liselotte Pulver hanno l’aria di essere umani e riescono ad apparire credibili. E poi ho visto troppi pochi suoi film; vorrei vederli tutti, tutti e trentanove. Forse allora avrei capito di più su me stesso, sulla mia vita, sui miei amici. Ho visto solo sei film di Douglas Sirk, ed erano i film più belli del mondo.”
© Marcella Leonardi