Laura
Tardo pomeriggio estivo.
Laura, bionda, sedici anni come me. Occhi come il cielo.
Primo, nostro, appuntamento. Sono pronto: bello e profumato.
The rhythm is magic, canta Marie Claire D’Ubaldo dal bar vicino.
Anche l’alta collinetta del parco Allende lo è.
Laura ha preferito la scarpinata al Cornetto Algida. Lei, algida più del Cornetto, con me, sudato più di un Calippo. Lei, che parla di bravi ragazzi, con me, incantato dalle sue labbra.
Siamo seduti un metro l’uno dall’altra, nemmeno mi guarda.
Parla, parla. Sogna impeccabili principi azzurri. Di baci, nemmeno l’ombra.
The rythm is magic. Cazzo, è magia nera, penso.
Mi rimane solo il gesto plateale. Perché ai piedi della collina c’è un campetto da pallone dove giocano in tre: due sono bravi, il terzo è una schiappa. Avranno dieci anni. A ogni passaggio sbagliato o palleggio maldestro, il coro è lo stesso: Baiocco, sei una merda! Così Laura dice oh povero Baiocco! E io? Io gioco col numero dieci, non so se mi spiego. E i numeri non si danno a caso, non ancora, almeno.
Così le dico sta’ a vedere. Vado giù, come un principe azzurro.
Ragazzi, andate in porta, vi faccio un tiro. Con la coda dell’occhio spio Laura che ride.
Tiro tre volte, penso. Segno a quei due, a Baiocco lo faccio parare. Così Baiocco va a sinistra.
Prendo il pallone e lo sistemo. Breve rincorsa.
Laura si è alzata in piedi. Sono un eroe degli anni novanta.
Tiro.
Un siluro.
Un missile terra aria.
Tutta forza e niente controllo.
Lo capisco subito dove va la palla. Per questo non respiro.
Baiocco fa un passo indietro. La piglia sul grugno, in pieno.
Tutti e due, pallone e ragazzo, rotolano a terra, oltre la linea. È gol.
Baiocco sei una merda!
Alzo lo sguardo, Laura è scomparsa, come il mio onore.
Del pomeriggio, quello che rimane è un due contro due. Sto con Baiocco. All’ultimo secondo fa autogol. Perdiamo quattro a tre.
Guardo il cielo e penso a Baggio. Poi offro a tutti e tre un Cornetto.
A Baiocco, dopo un morso alla granella, ne casca mezzo per terra.
© Alessandro Morbidelli