Senza timone

Ogni luogo è il centro del mondo. Ogni momento è il cuore del tempo. Il poeta lo sa bene. La sua presenza fra di noi è come quella delle nuvole di Baudelaire – “le nuvole, le nuvole laggiù, le nuvole meravigliose”. Ma a una certa età, il poeta non ha paura più di nulla, tranne che dei sentimenti. E una cosa sola può sopraffare il poeta che ha superato la linea d’ombra: la noia. La noia è l’unica cosa che lo spaventa. L’unica iperbole che lo può annientare. Per questo è solito saltarla a piè pari, tuffandosi nel
delirio, scegliendo di vivere, come scrisse Mario Santiago, “senza timone”. Ma i sentimenti sono sempre lì, in agguato. Lo perseguitano come spettri. Egli si aggira per le sale tenebrose del castello degli Usher, sapendo che prima o poi sarà vittima di un sentimento. La rovina, l’abisso, il “nevermore” non lo sgomentano più di tanto. Ma di fronte all’amore ecco che vacilla. E comincia a scrivere.

©Davide Marchetta

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