Viandanti e viaggiatori [6] con Enrico Miceli

La tivù

Io guardo la tivù. Sono uno dei tanti. Né più né meno. Sono uno normale, no? Normale. Cioè nella norma. Né più né meno. Uno che accompagna i figli a scuola la mattina prima di andare a lavoro, uno che guarda il telegiornale nel pomeriggio, all’ora di pranzo, uno che la sera al quiz de «Il milionario» di tanto in tanta c’azzecca pure. Uno normale insomma, no? Uno che guarda la tivù. Mica uno che beve vino in cartone.
Che poi non sopporto tutta quella categoria di persone che si definisce intelligente perché non guarda la tivù. «Perché la tivù», dice, «oramai è solo per i cretini, per quelli che non capiscono». E non sanno quanto si sbagliano, non sanno. E mi fanno una pena con questi loro discorsi ottusi buoni solo per i salotti aristocratici.
«La tivù» dicono «è il passato. Le nuove tecnologie la soppianteranno e bla bla bla… bla bla bla…» e sputano quando parlano. Che schifo.
E chi ci perde tempo ad ascoltarlo uno così? Io di sicuro no.
La tivù è il futuro. Sì, il futuro. Datemi retta. E’ stata il passato, è il presente e ora sarà il futuro. Perché? Ma è semplice, perché le cose non possono essere distrutte. E’ impossibile. Legge di conservazione della massa e dell’energia. Nulla si crea e nulla si distrugge. Al più le cose si trasformano. Ma tutto è rigorosamente destinato a rimanere immobile su se stesso come una pozza d’acqua all’ombra. Ogni cosa è condannata a restare se stessa. Sempre. Solo magari, per adattarsi ai tempi, si aggiorna un pochino, si trasforma, anzi… si ricicla, perché i termini sono importanti. Sono le parole che danno vita alle cose, mica il contrario. Tutto si ricicla, sì, tutto si ricicla per ritornare ad essere se stesso. Basta pensarci un momento, no? La gassosa diventa Sprite, le alleanze diventano Joint Venture, i manifestanti diventano disobbedienti, le guerre diventano missione di pace, e il baccalà diventa pesce veloce del Baltico. E tutto resta uguale a se stesso. Sempre. Ogni cosa. E la tivù? Be’, la tivù con i suoi nuovi led 3D a schermo ultra piatto e comunicazione satellitari, be’, cambierà, cambierà nome, ma resterà la tivù, no? Immobile come una pozza d’acqua all’ombra.

© Enrico Miceli

Enrico Miceli lavora come editor freelance e consulente editoriale per conto di diversi editori e dirige la collana di narrativa per la casa editrice Coessenza. Ha scritto per quotidiani e riviste, occupandomi quasi sempre di narrativa: Granta (Rizzoli), Linus (Baldini&Castoldi), Linkiesta, Corriere della Sera.it, La Piazza, Tempi Nuovi, Il Paradiso degli Orchi, Colla. Alcuni suoi racconti sono stati pubblicati in antologie edite da Terre di Mezzo, Historica, Erranti, Giulio Perrone, Il Foglio Letterario. Una raccolta di questi racconti sarà presto tradotta in Bulgaria. Ha pubblicato il romanzo Humus (Castelvecchi Editore) e il racconto lungo Proprio come la Guerra (Lite Editions). Scrivo inoltre sceneggiature per il cinema.

Per contatti: micelienrico@yahoo.it; @enricomiceli1

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