scrittore (Page 3)

Finestra con pini e neve

I capelli grigi sciolti sulle spalle, la fronte appoggiata allo stipite della finestra, la donna scosta la tendina con una mano diafana, dalle vene azzurre in rilievo. Il vetro è appannato, le viene voglia di disegnarci sopra con l’indice, come faceva da bambina. Appoggia il dito sul vetro gelato, traccialeggi »

Ho visto lacrime col vestito della festa e lupi da compagnia. Muri di tempo. Ho visto malattie che fanno guarire. Ho visto fiori che esplodono e frecce d’amore avvelenate. Ho visto i frequentatori delle stelle. Ho visto scarpe che scrivono poesie, cuori di sabbia, bocconi che si ingoiano da soli.leggi »

Benedetta la tenerezza che non ci concediamo intransigenti obbligandoci a un tribunale di sola condanna Benedetto il momento in cui la pelle si strappa e ci ribelliamo a noi stessi sventolando bandiera bianca Solo arrendendoci al giudice che abbiamo dentro possiamo chiedere aiuto e donarlo possiamo riconoscere la solidarietà eleggi »

È buio, qui. E c’è un sacco di silenzio, adesso. Prima, no. Prima c’erano tutti quei rumori, e quegli urli. Mi davano fastidio, quegli urli. Mi rintronavano nella testa, anche se mettevo le mani sulle orecchie. Ho provato a dirgli di smettere, ci ho provato, ma non è servito aleggi »

L’irruzione in scena di Treplev “col fucile e un gabbiano ucciso” interrompe i pensieri a voce alta di Nina. Treplev: […] ho commesso oggi la vita di uccidere questo gabbiano. Lo depongo ai tuoi piedi. Nina: Che hai? (Alza il gabbiano e lo guarda) Treplev (dopo una pausa): Allo stessoleggi »

Il mostro degli abissi preferisce dormire sul fondo dei miei sentimenti. Quando si sveglia con una lama di luce taglia il mio occhio. E il mio sguardo ferito coglie essenziali momenti. Ora sei mio, sentenzia il mostro, appartieni solo a questi momenti. E il presente mi abbaglia, l’istante mi rendeleggi »

Tristezza della meditazione, avvicinami la trappola dei bisogni, perché ne voglio fare uso. Sarà l’università del mio dispiacere, una lacrima che prende fuoco. La guasta leccornia dell’impellenza. Il desiderio che si tramuta in desiderio. Mestizia del pensare, rendimi partecipe dell’incongruenza, perché il disordine mi allieti. Sarà l’inquietudine della mia quiete,leggi »

Ero l’egoista che cantava tutte le notti la filastrocca del martirio. Ero il topo che girava a vuoto nella gabbietta dello scienziato. Ero la strega che crepitava nel rogo dell’inquisitore. Ero una stella morsicata, un camion che s’era ribaltato, un falco che dormiva.Ero un aereo sul fondo dell’oceano. Ero l’alaleggi »

La sopportazione delle conseguenze è una catastrofica esigenza dell’io. La resistenza che la natura impone all’arbitrio apre le fauci della putredine. Solo così ciò che uno pensa si assoggetta al niente. Una sorta di irresponsabile produzione di velleità. Ben occultati risultati di una carneficina di gesti. Come se, nella visceraleleggi »

Non sempre la consapevolezza va a spasso con l’ioma ne mortifica le ambizioni. E i deliri ambiguidella volontà affascinano senza fascinole reazioni dell’identità. Un io,tanti noi sono quello che coinvolgonoil presente, l’avvolgente necessità di togliereparole all’implacabile macina dei fatti.Le fasi della vita sono numeri che non si possonocombinare fra loro:leggi »