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STANZA 324 Il rumore della porta sbattuta sta ancora vibrando nel mio stomaco, così come la sua voce: acuta, stridente, feroce. «Finiscila di starmi addosso, mamma! Mi hai rotto le palle!». Fisso inebetita la parete di fronte a me senza vedere niente. Cerco di controllare la rabbia e il dolore.leggi »

STANZA 322 La guardava mentre appendeva gli abiti sugli ometti. «Si chiamano grucce», lo aveva corretto poco prima, intanto che lui fingeva di sistemare le sue cose nel cassetto del comodino. «Io devo dormire sulla sinistra o non chiudo occhio», gli aveva annunciato dopo la storia degli ometti/grucce). Perché eraleggi »

STANZA 211 Dio mi parla  ma non sempre Lo ascolto. Ho da lavorare, io, non posso sempre ascoltare tutti. Dio mi dice che vorrebbe avermi vicino, che bravo come sono Lo aiuterei. Perché io mi ricordo tutti i nomi. I nomi di chi è nato, di chi è morto, dileggi »

Stanza 134* Si mise seduta alla piccola scrivania e prese carta e penna. Restò alcuni istanti a fissare davanti a sé il muro bianco. Sollevò un poco lo sguardo e incontrò l’espressione severa di una signora anziana (che poteva anche essere il volto di un uomo, però) mentre, ballando inleggi »