maria elena poggi

Venticinque metri quadrati, esatti. Ho dovuto murare la finestra per fare cifra tonda.Il muratore era perplesso, continuava a guardare la parete e poi me. Mi ha chiesto «È sicura di volerlo fare»?  e io gli ho risposto solo «Sì.»Il pittore invece non si è fatto alcun problema a tirare le righeleggi »

  Prima voce L’alba aveva di nuovo sorpreso Sanya in un letto che non le apparteneva.La ragazza aprì gli occhi, di malavoglia. La stanza aveva un arredo monacale: il letto era poco più di un pagliericcio e a coprirla dal freddo pungente c’era solo una coperta di lana grossa.Nell’aria ristagnavaleggi »

Cindy la detestava, da sempre. La chiamava “la stronza” ed era la sua bestia nera. Non la poteva soffrire fin da quando erano ragazzine e lei, la stronza, si pavoneggiava per i viali con quelle sue parrucche stravaganti e quegli abiti che le stavano perfetti, come se glieli avessero disegnatileggi »

Aveva trovato casa nello stesso barrio dove viveva il suo bersaglio. Era stato facile, nonostante lo scarso preavviso: la crisi economica aveva colpito duramente anche Barcellona. Il suo settore, invece, non aveva subito contraccolpi di sorta: operava in un ramo che non conosceva congiuntura. Parlando di se stesso, amava definirsileggi »

In the name of boredom, an angel goes through hell Leonardo Cassi La linea blu sul monitor è continua e io sono ancora vivo. Almeno fino al prossimo check-up. Ho la bocca impastata. Mi passo la lingua sui denti: sono ruvidi. “È la demineralizzazione, bellezza”, penso. E aggiungo: “Per fortunaleggi »

Corde

La canapa scorre, scabra. Il tuo è il gesto lento di chi sa come fare. Hai delle belle mani, non te l’ho detto. Non c’è stato tempo, prima. «Ora bendami.» «Gli ordini li impartisco io, hai dimenticato?» «Scusatemi, Signore.» La benda è seta sui miei occhi. Sono cieca: fuori dalleggi »

Partendo dalla suggestione del film Rashomon di Akira Kurosawa abbiamo preso una fotografia scattata da Viviana Gabrini e alcuni  Sviaggiatori hanno raccontato una storia interpretando l’immagine a modo proprio. Il risultato è sorprendente. Perché ogni cosa è vista con i propri occhi e ciascuno di noi ha una sua narrazioneleggi »

Le stazioni ferroviarie sono microcosmi, si sa. Passaggi obbligati, crocevia di rette che si intersecano per un attimo o forse più, prima di continuare la propria corsa. La donna mora ogni giorno siede ai piedi del tabellone degli arrivi e delle partenze, che ormai nessuno consulta più. Ha una bellezzaleggi »