Still life [5] di Ygor Varieschi

©foto di Ygor Varieschi

DOVE SONO LE TUE TEMPESTE

È qui che mi porti, in quest’azzurro che sfida la sera incombente.
Mi porti tra le ore blu e le onde stanche, il sole che si spegne dietro un velo di nuvole sfiancate dalla corrente, oltre le spalle dove non guardo. Perché non è al sole che mi devo rivolgere se voglio trovare un po’ di luce.

Su questa riva, dove la tempesta non è ancora arrivata, un castello di sabbia sfida l’acqua che ne lambisce le torri, erose dal vento e dal passaggio di qualche umano distratto. C’è persino un fossato, dove parte di quell’acqua ristagna prima di affondare nel ventre della spiaggia. Le onde, placide nel loro incedere costante, non vogliono distruggere il gioco di un pomeriggio d’agosto.

I bambini vedono quello che noi adulti abbiamo smesso di vedere da tempo. Il mare lo sa, come sa quello che abbiamo perso per strada. Forse è per questo che si ferma a un passo dal fossato, che lascia che le torri ricevano le ultime luci del giorno.

Ma anche noi, Jazmìn, prendiamo la sabbia dei sogni e ne facciamo la casa delle nostre anime in attesa. Ci sediamo davanti al mare, e pensiamo a chi non c’è finché non lo vediamo comparire accanto a noi. Forse siamo folli, e allora la follia è un dono che non voglio perdere come ho perso le fantasie di un tempo, che erano castelli arroccati in una riva come questa, vicini a un mare ruggente.

Una volta mi hai chiesto se fra tutte le cose che rompo c’è qualcosa che creo. Io non sono bravo a dare una forma piacevole a quello che una forma non ce l’ha. I miei pensieri, ad esempio, o le mie emozioni. Ogni volta che un’emozione irrompe in me, è un’onda che s’innalza e si schianta, un tumulto che diventa un boato. In quei momenti, quando eri con me ti guardavo e tu, in quel caos nudo che erano i miei occhi, leggevi tutte le sfumature e le ferite, vedevi linee ardenti che diventavano una spiegazione. E il tuo sorriso calmava il cuore in tempesta.

Vicino al mare ricordo ogni cosa. E ricordare è vita, quando i colori che ti riempiono sono lontani, più lontani delle tue mani tese per afferrarli, dei tuoi occhi che affondano, assetati, nell’orizzonte.
Mi hai chiesto anche altro, quando un giorno il cielo era nero e fulmini saettavano al largo, come crepe inferte al tessuto del cielo. Dove sono le tue tempeste, mi hai chiesto.
Sono qui, dove non le puoi vedere. Dove non ti possono fare male.

©Ygor Varieschi, 2018

Ygor Varieschi è uno degli autori dell’antologia Di mari e tempeste, edita da Edizioni del Gattaccio, collana Sdiario, in uscita nel mese di settembre. Potete prenotarla sin d’ora presso il sito della casa editrice.

Copertina di Raffaele Rutigliano
Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *