Sé/dici [2] di Raffaele Rutigliano

DUE/16

Se siete qui, è perché in qualche modo ho mosso curiosità. Questa volta non avrò alcuna pietà, né verso le canaglie né verso intellettuali con competenze animalesche, perché fa più macho – dicono. Ma quale machismo? Scherziamo, forse? Alcuni passerebbero il loro tempo in un’attività depilatoria, anziché concentrarsi sulle pagine di qualche autore, figurarsi se sconosciuto. Che se ne fa allora un cervello di un corpo glabro se fa dell’ignoranza la sua padrona?
La lettura di autori diversi, dei loro stili diversi, insegna a discernere la qualità di scrittura. Tutto diventa valutabile a un primo impatto: il tempo, la cadenza, la punteggiatura. Il contenuto diventa un amalgama prezioso. È un colpo d’occhio che porta all’innamoramento o al prolasso dei muscoli facciali in una smorfia quasi crepuscolare.
Una buona lettura è quindi importante, anzi di più: è essenziale.
Per mia inesperienza sono diventato lettore scrivendo. È stato un processo inverso. Partire dalla scrittura per imparare a leggere.
… avevo la necessità di conoscere, di apprendere il senso estetico di una scrittura, e il saper leggere a occhi sgranati ha fatto sì che cogliessi alcune sfumature a volte impercettibili. Mi sono trovato così a riscrivere alcuni capitoli importanti. È stato come un mettere alla prova un’inclinazione – dire naturale sarebbe errato – sopita, che necessitasse di una rieducazione controllata e consapevole.
È come fare autoanalisi: ci si sdraia sul lettino e si inizia a porsi domande, le più disparate. Ci si porta a riflettere su tutto, sul cuore, sull’amore (ci vorrebbe un trattato gallico), sul sesso. Alla fine per trovare una sola e unica risposta: nessuna.
Il cuore e la mente diventano muscoli involontari sprigionatori di idee, sono alla mercede di un settimo senso, più alto, partorito dalla cultura, dalla passione per il bello ineluttabile. Basta non avere paura.

© Raffaele Rutigliano, 2014


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