Scattomatto [10] di Daniela Scudieri

VENDESI

Prima uno spicchio di luce allo stridere della porta d’ingresso – cinguettii, esplosione di sole e verde. Poi lo scricchiolio delle scarpe dell’uomo che scatta foto e prende misure mentre le due donne aprono schizzinose gli scuri della cucina, del salone affumicato. Arretrano alla spicciolata, messi in fuga dai fruscii e respiri che annunciano il ritorno in vita di stanze e pianerottoli, dal sibilo dell’acqua nelle vecchie tubature.
Il tempo di rifugiarsi al piano di sopra e già i passi risuonano su per le scale, le porte si spalancano su stanze da letto che hanno il gelo nelle ossa; irrompe il sole anche qui, e l’aria fresca. Soffiati via, tornano al loro posto sottovetro.
Occhi negli occhi con le due donne che osservano le foto incorniciate, mentre sul balcone l’uomo scatta foto al panorama.
«Tu lo sai perché Pia non ha mai perdonato Angela?»
«E il rancore tra Santino e Candida?»
«E perché Giusto e Colomba e poi i loro figli e poi i loro nipoti non si parlavano?» Mistero.
Comunque, finalmente metteranno una pietra sopra questa storia, che racconta come ogni casa sia destinata a trasformarsi in una casa di fantasmi. Ecco per che cosa si sono accapigliati: tutto in malora, i mobili e i materassi, le bottiglie in cantina e le madonne incorniciate in ogni stanza. Tutto morto. Di vivo ci sono solo le infiltrazioni che disegnano chiazze di umidità sulle pareti, e l’alito degli spifferi.
“Ma è il mio sogno” pensa sorpresa la più giovane, mentre l’altra scuote il pomo ossidato di una porta che non si apre. Perché ha scoperto di trovarsi in un suo sogno ricorrente: appena l’ha venduto si accorge, con un senso di rimpianto e perdita irreparabile, che il trilocale di Milano ha una finestra con vista sul mare, o un tetto a terrazzo, ricco di piante tropicali; o che nasconde un intero piano di stanze inesplorate, arredate con mobili di legno di violino.
Una casa tra le cui pareti qualcosa vive nascosto.
Come qui.
“Trovalo” le sussurra una voce interna “trovalo e fallo rivivere”. È ancora in tempo. Può scegliere di dare una svolta, fare piazza pulita e reinventare una superficie su cui scrivere una nuova storia, una casa per le vacanze o magari.
«E questo è il cortile» sta dicendo l’altra, spalancando infine la porta. Nessuno nota i tanti occhi che li spiano, acquattati tra le erbacce.

© Daniela Scudieri, 2018

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