Quello che degli Sviaggiatori non sai [1] di Sandra Giammarruto

INTERVISTIAMO GLI SVIAGGIATORI
Intervista a Roberta Lepri

Roberta, c’è un libro che ti ha fatto pensare “da domani scrivo”?

È stato Piccole donne della Alcott. Una delle protagoniste, Joe, indipendente e fiera, voleva con tutta se stessa diventare scrittrice. Avevo nove anni e lei somigliava molto al tipo di donna che avrei voluto diventare. Pratica e un po’ ruvida, capace di grandi slanci ma riservata, priva di civetteria e fuori dagli schemi della sua epoca. Immedesimarmi e sognare di seguire le sue orme fu tutt’uno. Mi trovavo a letto dopo un incidente stradale, unica compagnia una pila di libri: oltre a Piccole donne e al suo sequel, c’erano Sandokan, Ventimila leghe sotto i mari, Dalla terra alla luna, I viaggi di Gulliver. Alice nel paese delle meraviglie, Il libro degli errori di Rodari. Terminata la pila, ho cominciato anche io a scrivere piccoli racconti.

Perché scrivi?

Non lo so esattamente, è qualcosa che si muove dentro di me. Non sono brava a capire il mondo, forse per una certa ingenuità di fondo. Non penso di essere poco intelligente ma a volte non credo nel male nemmeno quando ce l’ho davanti. Di fronte a ciò che vedo accadere mi sento spesso spaventata, come se fossi molto miope e non potessi mettere a fuoco ciò che ho intorno. E allora brancolo, inciampo e mi faccio male. Nella scrittura recupero parte di questa capacità di vedere alla giusta distanza, quasi inforcassi un paio di occhiali. Mi rassicura, mi fa stare bene. Mi aiuta.

Quale libro avresti voluto scrivere?

Ho avuto tanti grandi amori che sono cambiati nel corso della mia vita. Lo stesso libro letto a venti, trenta o quaranta anni mi è piaciuto in modo diverso. Trovo che sarebbe bello inventare un modo nuovo per dire le cose. Non vorrei scrivere storie mirabolanti ma mi piacerebbe trovare un modo mirabolante per raccontarle, uno stile unico, capace di farle apparire, per quanto semplici, del tutto nuove. Dovendo restringere il campo a un solo testo, credo che avrei voluto scrivere Cent’anni di solitudine.

Come scrittore, sei più bravo di… meno bravo di… 🙂

Meno brava di Alexandre Dumas padre, più brava di Alexandre Dumas figlio. Santa spiritosaggine.

Quale autore o autrice influenzano la tua scrittura?

Quelli che mi costringono a rileggere una pagina per la bellezza che ci hanno messo dentro. Attualmente sto leggendo Le case del malcontento di Sacha Naspini, sta diventando il giochino di Penelope. Leggo tre pagine e torno indietro di quattro, per riprendere a leggere e godermelo da capo.

L’incipit più bello che hai letto e l’incipit più bello che hai scritto.

“Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendia si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio”

” Il mare è vita. Rincorro l’onda mentre si arrotola e se fuori il tempo è piovoso, se il libeccio mi annoda i capelli o c’è troppa confusione, mi immergo.” (Come un pesce muta, pubblicato su Sdiario in #Amoridimerda)

Ti squilla il telefono, ti riferiscono che hai appena vinto il più importante premio letterario della storia, ci fai un selfie?

Sono in piedi chiamo mio figlio mi scappa la pipì ho sete ho fame mangio un gelato assaggio del cioccolato preparo spaghetti alla carbonara vado nuda mi metto al sole accarezzo un cavallo bacio un uomo bellissimo rivedo mio nonno Enzo. Non voglio più niente. (Oppure vi dovevo scattare una foto?)

Perfetto così, grazie. Quale è il tuo scrittore preferito?

Per la vita, Gabriel Garcia Marquez. Per un anno, Antonio Pennacchi. Al momento, Sacha Naspini.


“Facciamo tardi” è l’ultimo libro di Roberta Lepri pubblicato da Edizioni del Gattaccio.
Chi volesse acquistarlo può richiederlo al seguente link: http://edizionidelgattaccio.it/le-collane/facciamo-tardi/
© Sandra Giammarruto, 2018

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