Le famose patate di Joe Cottonwood

Willy Middlebrook si definisce: “un bravo ragazzo dei sobborghi”, collocandosi da subito nella periferia di un mondo che farà fatica ad afferrare. Willy è un ragazzo scanzonato che ruba cartelli stradali col suo amico John, beve whisky rubato ai genitori e scherza volentieri con gli insegnanti. Finirà congedato con disonore dalla guerra del Vietnam, coinvolto in un regolamento di conti e ingiustamente braccato dalla polizia, dandosi alla fuga lungo un’America lontana dai riflettori. Perderà il suo nome e la sua identità sociale diventando Willy Crusoe, uno che si nasconde, come le tante persone assurde e vere che incontrerà lungo la strada. Persone invisibili come patate “sepolte lì dove i giornali e la televisione non le troveranno mai”.

«Se ti limiti a vivere la tua vita, a divertirti, se fai in modo che il tuo nome, il tuo vero nome non compaia su nessun documento, allora sei invisibile. Non sei che una patata tra le tante. Le patate sono invisibili, appunto. Se ne stanno sotto la terra lontane dai riflettori».

Con la fuga, la vita di Willy subisce un’accelerazione –se non corri non vivi! -: in un susseguirsi di incontri, rocambolesche esperienze, incomprensioni, guai e opportunità. L’America di Cottonwood non è certo quella dei vincenti. A ridosso dei favolosi anni ottanta e dagli yuppies che domineranno l’inizio dei novanta, l’autore sceglie di raccontare chi è rimasto indietro, chi vive alla giornata, chi ha un orizzonte chiuso in un quartiere, da cui fuggirà per ricacciarsi in un quartiere del tutto uguale di un’altra città o in un’altra desolata provincia del grande paese. Ma queste patate – “quelle che non verranno mai baciate da una cheerleader” – così comuni nella loro ordinaria disperazione e modestia, rappresentano la vita vera di quell’America sconosciuta, fatta di speranze, disperazione, amori, droga, disillusione, malvivenza diffusa.

Un’energia istintiva e primordiale lega i personaggi di Cottonwood: Willy divenuto “un cesso rotto, latitante senza identità, fuggiasco dal culo stanco, un romantico pericoloso” dovrà scegliere se scendere a compromessi per riconquistare la sua rispettabilità sociale o diventare un uomo nuovo confrontandosi con un meccanismo di vita che gli appare assurdo: “Allora cosa ci stavo facendo in quella città? Mi sarei lasciato affondare nella puzzolente fossa fatta di legge e di delitto, lì dove l’uno non può esistere senza l’altro, dove l’uno collabora con l’altro affinché il male venga iniettato nelle vene dei bambini, dove dollari e morte fanno parte dello stesso concetto, dove il denaro è un’arma della morte, dove la legge ha bisogno del delitto, perché senza delitto non potrebbe esserci legge…”. Al lettore il piacere di arrivare fino in fondo per scoprire la decisione del protagonista.

Scritto nel 1978 “Le famose patate” si inserisce fra la tradizione del romanzo “on the road” e quello di formazione. Willy è un non-eroe in viaggio, che compie un viaggio anche dentro sé stesso. Una storia e un autore poco conosciuti rispetto ai mostri sacri della beat generation, passando da Kerouac fino a toccare John Fante e il Giovane Holden di Salinger. In quella collocazione “Le famose patate” non sfigurerebbero affatto.

Forse il tono spensierato e solo apparentemente superficiale di questa storia ha impedito a Cottonwood di raggiungere il successo che meritava. Di contro, sia la scrittura che la storia hanno mantenuto una modernità sorprendente. L’attenzione per chi è emarginato e secondario nella società lo rende attuale e toccante. La scrittura di Cottonwood essenziale e tagliente, si permette riflessioni che sanno di “rilevazione” sulla vita, sulla società, sugli esseri umani, mantenendo sempre irriverenza e distacco dal pensiero corrente. Quello della sua epoca e della nostra.

Insomma un romanzo che dopo oltre quarant’anni ha conservato un’invidiabile freschezza e ricchezza di contenuti. Da riscoprire e rileggere: perché – chi più famoso di altri – siamo tutti un po’ patate.

Sono migliaia, milioni. È su di loro che contiamo, pur dandoli per scontati. Li ho visti vivere nell’unico modo che sapevano. E se non son morti, così vivono ancora”

©Anna Martinenghi, 2019

Le famose patate, Joe Cottonwood, Mattioli 1885, anno edizione 2009
https://mattioli1885.com/
http://www.joecottonwood.com/

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *