Le antipatiche [5]

ANIMALIER
– la vita è una giungla –

Non sono mai stata nella giungla, in compenso cerco di uscire viva dai centri commerciali. Ho un rapporto di amore-odio per quei luoghi. La cosa non migliora con supermercati di media grandezza, grandi catene di abbigliamento, mercati rionali e negozi del centro, che ormai sono uguali  in ogni città.
Non mi sento a mio agio: un topolino nella scatola, una bestiola da esperimento spiata dall’occhio di troppe telecamere. Istinto da preda, credo.  Di certo non sono stata leonessa nelle vite precedenti. Così ogni sabato mattina, quando il sole sorge, il mio alter ego si sveglia scontento, perché sa che dovrà correre a fare la spesa settimanale, scansando le insidie delle altre femmine dominanti.
Sì, perché la gente del sabato mattina è in prevalenza femmina: entità collettiva senza nome e cognome che ingorga strade, cerca parcheggio, si ammassa in prefabbricati privi di finestre, stipati di oggetti e luce artificiale, a caccia di pane e companatico. Sussistono esemplari di maschi, ma sono fuori dal loro habitat: spaesati e obbligati a forza dalla compagna nutrice. Stuoli di fuchi trainano carrelli colossali dietro api regine che svolazzano di scaffale in scaffale alla ricerca della migliore offerta.
Le dinosauresse fanno la spesa sole. Da secoli. Fedeli alle solite marche. Non vogliono seccatori intorno e non cedono alle seduzioni del discount. Indugiano di fronte alle novità, solo per snobbarle, non prendono mai frutta fuori stagione, mangiano sempre le stesse cose. Sono figlie della guerra, sanno bene la fame cos’è, un po’  di colesterolo servirà loro per il letargo eterno.
Al contrario le libellule di fiume sono fissate con le diete e l’alimentazione. Si farebbero uccidere piuttosto di ingurgitare un carboidrato complesso. Leggono attentamente ogni etichetta, sono più aggiornate di un informatore sanitario, comprano prodotti a chilometro zero. Si fermano in grande distribuzione solo per tabacco e cartine, perché pure le sigarette sono migliori fatte in casa.
E’ buona norma tenersi a distanza di sicurezza da comitati di galline da brodo, che non fanno la spesa, ma “un salto al super per prendere due cose che ho dimenticato”. Tornano tre ore dopo, cariche come Babbo Natale la sera della vigilia, senza le due cose mancanti. Ormai nemmeno loro ricordano di cosa si tratta. Se una donna gallina incontra un’altra donna gallina, entrambe acquisteranno pizze surgelate e salti in padella per recuperare il tempo perso durante la chiacchiera cum carello.
Se le donne gallina hanno figli della stessa età, la permanenza al centro commerciale si protrarrà fino ai saldi di fine stagione. Il summit comprenderà: lamento sul cibo «Il mio mi mangia solo nutella e wurstel», solidarietà sindacale anti corpo insegnante «Certo, che son solo in seconda e li caricano come muli!», informali indagini gossipare «Hai saputo di Mirellaaaaa?» che abbisogneranno di una pausa caffè per essere completate.
Nel centro commerciale nidificano anche esemplari esotici: fenicotterine rosa dalle lunghe gambe che vendono calze e intimo nei negozi in franchising. Passano la vita a ripiegar maglie e mutande, chiedendo «Che taglia?» dal magro della loro XS sotto e XL sopra. La donna ippopotamo e la donna facocero non sopportano le fenicoterine: la taglia giusta per loro non c’è mai. «Le consiglio la nostra linea shaping, con le guaine modellanti» twittano le fenicotterine, col rischio di venir spiaccicate da sguardi pesantissimi.
Se vi avvicendate per saldi, guardatevi le spalle: le signore volpi dal collo di pelliccia e le perfidissime iene sono pronte all’attacco. Son quelle che arraffano l’ultimo capo della taglia giusta o l’ultimo paio di scarpe, solo per il gusto di soffiarvelo da sotto il naso. La soddisfazione è l’ultima cosa che dovete concedere: piuttosto sborsate denaro per la maglia più trash del negozio, o per le stesse scarpe nel numero sbagliato, facendo gli occhi a cuoricino. Bruciate, streghe!
Gran parte dello shopping del sabato mattina è virtuale: il gineceo osserva vetrine, aggiorna la lista dei desideri, si toglie qualche sfizio: rossetti, braccialetti, cianfrusaglie e paccottiglia. I tempi sono quello che sono. Mentre altre cazzeggiano, Lady poiana punta dritta all’obiettivo: lista della spesa compilata in Excel, a casa il Bimby ribolle; urgono ingredienti per una cena di dodici persone. Lady poiana visualizza sulla retina solo ciò che le serve, il resto sparisce.  Acquisti eseguiti in 13’ e 20”. Borse riciclabili predisposte per stivaggio merci. Con lo spesone di oggi arriva ai 7.000 punti fragola (+ 149 euro) necessari a ottenere il Kitchen Machine KMX51G. Dotata di Kitchen Machine e di Bimby, Lady poiana non teme più nemmeno Carlo Cracco e Rocco Siffredi messi insieme dietro la friggitrice.
Ho le visioni. La fila alle casse è interminabile: puzzole, donne lombrico, gatte vive e morte.  Una gazza ladra mi soffia il posto al suon di «Ho pochissime cose». Finalmente vengo incoronata “cliente successivo”. Mentre ammasso le mie prede sul tapis-roulant, m’incalza un esemplare di istrice femmina, che non bada a me. Ammucchia le sue cose alla velocità della luce, spinge, buffa, spintona. Con uno dei suoi aculei urta il mio yogurt senza zucchero, senza lattosio, senza glutine, senza yogurt che si spiaccica molle per terra. «Ohps, le è caduto qualcosa » mi fa notare amabile, con tutte le spine ritte sulla schiena.
La cassiera fa esercizi di meditazione Zen, mentre scorre gli articoli con la velocità di un bradipo missile e mi passa dello Scottex per ripulire. Il fiato dell’istricessa mi punzecchia il collo, mentre dietro si srotola una coda di femmine drago, pronte a sputarmi fuoco addosso.
Merce-borsa-portafoglio. Arraffo-pago-fuggo. Attraverso al galoppo un mondo abitato da giraffe con le zeppe, pavoncelle che comprano il balsamo per la coda e altre tarantolate come me. Il sottobosco del centro commerciale è denso di profumi, creme antirughe e fondotinta anti traccia. Troppi estrogeni.
Casa-tana-libero per tutti! Contemplo il mio bottino: pasta pronta per lasagne che non farò, un sacchetto da 20 grammi di tabacco Camouflage, una confezione di pizza quasi surgelata, una guaina modellante effetto asfissia, un sacchetto di patatine senza Carlo Cracco e nemmeno l’ombra di un Rocco, una maglia zebrata da riflusso gastro-esofageo.
Vorrei tornare sul comò con le altre due civette, ma non sopporto più nemmeno loro. Siamo un trio di fatto da troppo tempo ormai, ho bisogno dei miei spazi, di un comò tutto da sola. Credo che uscirò di nuovo: le due cose da dimenticare sono le mie inquiline. E poi che si sappia, una volta per tutte: la figlia del dottore è una cozza.

© Anna Martinenghi

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3 commenti

  1. Veramente divertentissimo; ormai guarderò con occhi diversi le altre donne che fanno la spesa! 😀

  2. ahahahahh!! rido mi ammazzo e rileggo ! un mito..io sono la donna dinosauressa ..ecco

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