Le antipatiche [10] di Anna Martinenghi

A tutte le persone che stanno combattendo la loro battaglia,
a chi non ce l’ha fatta,
a chi ha attraversato il dolore e può brindare alla salute
e a tutti coloro che studiano, lottano, ricercano
– anche e soprattutto in Italia –
affinché quelli che brindano diventino sempre più numerosi.

colette

MASTERSCEFFA

«Sai che in Italia un uomo su due e una donna su tre si ammala di tumore nel corso della vita?».

«Me lo chiedi ogni settimana…».

«Tu non rispondi mai però».

«Non sono dell’umore quando sono qui, nell’anticamera della radioterapia».

«E’ il posto più adatto per pensarci».

«Io ce l’ho già il cancro, nonnetto».

«E pure io, signorinella».

«Non sono così giovane e tu non sei così vecchio. Si dà il caso che siamo già QUELLA donna su tre e QUELL’uomo su due. Bingo! Perché non parliamo del tempo?».

«Perché il tempo dei tumori è sempre nuvoloso…».

«Oh, che spiritoso: vedi di non piovermi addosso, visto dove si è installato il tuo amico».

«Sei una cafona senza ritorno. Davvero non ti andrebbe di conoscere le altre due, quelle che non si sono ammalate al tuo posto? Vedere che faccia hanno…».

«Hanno la faccia di chi si fa i cazzi propri, di chi sta bene e si gode vita e salute. La devi piantare con queste paranoie. Ok? Stai facendo il suo gioco».

«Il gioco di chi?».

«Ma sei una tegola! Son quasi tre mesi che ci incontriamo tutte le settimane e ancora non hai capito!».

«Capito cosa?».

«Che questa è una partita a scacchi contro un avversario fortissimo. Se parti con questo atteggiamento da perdente, con mille fissazioni, lui ti divorerà in un boccone».

«Ma, tu non hai paura?».

«No! A me piace l’idea di essere attraversata da radiazioni, finire su un tavolo d’acciaio per farmi macellare una tetta e poi sballarmi di chemio, fino a diventare verde e senza capelli. Era uno dei miei sogni da bambina: morire giovane. Paura? Sono terrorizzata, ma non gli darò soddisfazione».

«Certo che sei forte tu…».

«Forte una beatissima fava! Ti ho appena detto che me la faccio sotto. Segui il labiale o la radioterapia fa interferenza col cervello?».

«Non volevo farti arrabbiare…».

«Ehm…scusa tu. Hai proprio ragione: sono una cafona senza ritorno. Mi prenderei a schiaffi. È solo che questa cosa della malattia mi sta cambiando dentro. Sono incazzata col mondo, con il muro, con la seggiola, con questi che son sempre in ritardo, col tempo che passa. Ecco. Da quando sono malata, non posso più perdere tempo. Odio aspettare, voglio distruggere il bastardo. E sai una cosa?».

«Cosa?».

«Ce la faremo: tutti e due. Non ammetto scuse! Dai, che male abbiamo fatto? Siamo due poveri cristi: non belli, non brutti, non buoni, non cattivi. Normali. Io sono una gran rompicoglioni e pure tu credo, perché da vicino tutti siamo dei sonori rompicoglioni. E poi – porca pupazza – ci siamo pigliati due tumori senza fantasia: al seno e alla prostata. Mali dozzinali. Non vorrai mica aumentare la percentuale di chi non ce la fa? E’ da sfigati, proprio…».

«Su questo mi sento di confortarti! Amo le statistiche, son ferrato in materia. In Italia circa l’87% delle donne sopravvive al cancro al seno e quasi l’88% degli uomini guarisce dal tumore alla prostata. Siam messi bene, dai. E poi la ricerca fa passi da gigante, ogni giorno. Dobbiamo crederci, dobbiamo essere ottimisti».

«Ora si che mi piaci. Se è rimasto qualche cervello buono a studiare qui, senza darsela a gambe, c’è una luce in fondo al tunnel. Dunque la percentuale del 13% e del 12% non fa per noi. Non è ammessa. E sai una cosa? Quando saremo guariti – tutti e due -, quando ci tornerà l’appetito, quello vero, t’invito a cena, nel mio ristorante».

«Non vedo l’ora di cenare nel tuo ristorante da persona sana, tu sei una grande cuoca. Anzi un grande chef, dirò di più: sei una Mastersceffa!».

«E io adoro te, caro il mio Oreste. Ci ho messo una vita per diventare un cuoco vero, e lo dico al maschile mica per niente. Mi sono fatta il mazzo per aprire “Il Mangianotte”, il m-i-o ristorante! Mi restano vent’anni di mutuo. Vedi? Anche la banca non vuole che io schiatti. E poi ho in mente una festa speciale per quella sera, una cenetta irripetibile».

«Ostriche e champagne?».

«Di più Oreste, molto di più. Il menù sarà alla carta, ma diciamo che avrò bisogno del tuo aiuto per fare… la spesa».

Questa storia è cominciata con una massa scura nel posto sbagliato, un’ombra sul mio curriculum scoperta troppo tardi, perché io dal dottore non ci sono mai andato tanto volentieri, figurarsi a mostrare le parti intime. Poi tutta la trafila: la paura – le attese – la paura – l’operazione -la paura – le terapie. Non so come, ma la paura resta sempre. È quell’ombra che nessuno riesce a toglierti dai pensieri. Ma io, l’altro grumo scuro l’ho sconfitto. Sono nell’88% di quelli che hanno vinto la partita a scacchi e Monica è nell’87% delle sopravvissute alla sua battaglia. Adoro le statistiche e adoro la mia Mastersceffa!

Non fosse stato per la sua determinazione, per la sua sfacciata voglia di vivere, non so se sarei qui ora. Forse sì, ma con meno energia. È lei che mi ha mostrato come fare, anche nei momenti peggiori, anche quando faceva male, dentro e fuori. È stata dura.

Stasera festeggiamo. La nostra cenetta irripetibile. Lo specchio mi rimanda un uomo di mezza età, nel suo abito migliore. Niente male direi, i capelli mi sono ricresciuti e quel sale e pepe ha il suo perché. Sono in forma. Sto bene. George, fatti da parte!

Ma che pensieri faccio? Monica potrebbe essere mia figlia. Sono un vecchio matto.

Le ho preso una pianta.

«I fiori recisi fanno tanto cimitero» mi diceva all’ospedale. Me lo sono ricordato.

È proprio matta e io ancora di più a starle dietro, ma il pensiero di questa serata mi ha sempre tenuto su. Ora non posso tirarmi indietro: ho dovuto supplicare la caposala, firmare mille liberatorie, inventarmi una storia dietro l’altra, pagare l’azoto. Ho fatto la mia spesa e l’ho conservata al fresco per più di due anni.

Ora che si avvicina il momento mi sento un po’ scemo. Ossessionato anche. “E se tornasse?”. E’ uno di quei pensieri che non mollano mai.

Lo so cosa mi dirà lei, che sono ossessivo, che non c’è nulla da temere. Che poi mi sentirò forte, anzi fortissimo. Io sono anche schizzinoso. Monica riderà e mi ripeterà per l’ennesima volta «Che sapore vuoi che abbiano? Somiglieranno a un rognoncino il tuo e a una coratella il mio. Dopo che mi saranno passati per le mani, vedrai l’estasi di Santa Teresa. Sarà un’esperienza mistica. Ti preparerò la miglior prostata trifolata ai funghi e bordeaux che tu abbia mai mangiato».

L’unica, mi auguro.

Sono pronto. Non mi resta che divorare il mio avversario. In un boccone solo.

© Anna Martinenghi

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