Intervista a Chiara Nobilia [1]

Ho conosciuto Chiara Nobilia l’11 novembre 2017 a Lucca. Eravamo entrambe finaliste al Contropremio Carver nella sezione poesia e poteva finire lì. Invece siamo diventate amiche: di penna e della passione per le parole che supera le distanze geografiche e si fa curiosità attenta e vicinanza sensibile. Credo che condividere “poesia” sia condividere un sistema di pensiero che si basa sul bello, sull’attenzione al mondo, agli esseri umani e alla realtà che obbliga a comportarsi di conseguenza e a riconoscersi.

Ho riconosciuto in Chiara la mia stessa necessità di parole generatrici. Come ha scritto in modo mirabile Toni Morrison nella prolusione al (suo) premio Nobel per la letteratura: Sia essa grande o piccola, che scavi, che esploda, o che si rifiuti di sancire; che sia una risata o un grido senza alfabeto, la scelta della parola, il silenzio scelto, il linguaggio indisturbato si solleva verso la conoscenza, non la sua distruzione.[…] Il lavoro della parola è sublime, perché è produttivo; questo significa che assicura la nostra differenza, la nostra umana differenza – il modo nel quale noi siamo, diversi da altre persone viventi”.

Come leggerete dalla sua intervista, Chiara ha lo sguardo attento sulla realtà e sul nostro periodo storico, di chi sa leggersi dentro e capire il mondo esterno, traducendo in parole una visione personale e alternativa che si fa “trivella dell’esistenza”.

Per la cronaca il “Contropremio Carver” lo vinse lei in quell’occasione con la raccolta “PIETRE E AMARENE” e a ragione a mio avviso, per la maturità e la forza delle sue composizioni e a cui le mie ancora solo aspirano. Quindi godetevi lei e aspettate me!

A.M.

Dana Ellyn – Plague of hail

GUARDO MIO FRATELLO

Appartiene alla razza di quelli che ce la fanno,

e sa che per vivere serve la cattiveria.

Non so se gli andrà bene domani,

o martedì

ma so che alla fine spremerà dalla vita

quello che ha deciso di spremere.

Guardo mio fratello:

l’ho guardato passare dentro un momento difficile,

di quelli che capitano solo ai migliori,

in cui ti grandina in testa da tutte le parti

e sembra non finire mai.

Sotto la grandine

lui è stato in piedi per tutto il tempo,

e ha usato la paura come benzina per il suo coraggio;

l’ho guardato sotto i chicchi violenti

con i suoi trent’anni che ne valgono parecchi di più.

Forse qualcuno dubiterà di lui,

delle sue intenzioni

e andrà a urlargli in faccia la sua sfiducia

come ho fatto io.

Quella sfiducia, però,

non sopravvivrà a una notte di sonno

e si dissolverà nei vapori azzurri della mattina,

proprio come è stato per me.

Guardo mio fratello

anche quando non ci vediamo,

anche stando a chilometri di distanza,

perché abbiamo scelto città diverse in cui farci valere

che poi,

io la mia città non l’ho ancora trovata,

e forse questo accadrà

soltanto quando le mie finestre si affacceranno sul mare.

Guardando quel mare

e incantandomi sulle onde,

anche allora continuerò a guardare mio fratello,

non lo perderò di vista.

Sentirò il richiamo del mio sangue

e non scorderò l’uomo che tiene duro nella grandine.

Chiara Nobilia da Pietre e amarene

Cosa significa per te poesia?

Per me la poesia è linguaggio nella sua estensione ed articolazione massima, nella resa più piena e densa delle sue potenzialità fonetiche, semantiche, retoriche, evocative. Calata nella realtà e contestualizzata nella Storia, la poesia diviene atto di resistenza civile, politica, sentimentale, ed è, inoltre, superamento del reale tramite la più profonda ed immersiva esperienza del reale stesso.

Qual è il tuo percorso poetico?

Per parlare del mio percorso poetico voglio citare un verso di Elio Pecora, tratto dalla poesia a pag. 57 della raccolta Rifrazioni, edita da Mondadori: “Sceglie le parole come un tubero o un seme da interrare”. Ecco, il mio obiettivo è questo: trovare parole che possano sviluppare e germogliare, anche laddove l’afasia potrebbe sembrare l’unica soluzione praticabile, e magari è, di fatto, la soluzione comunemente praticata. Tornando al verso di Pecora, voglio sottolineare il termine “sceglie”: quella scelta che presuppone uno scandagliarsi preliminare, una messa a fuoco, necessaria per individuare le parole in grado di restituire e rendere quanto più fedelmente materiale psichico, cerebrale, corporeo.

Quanto è importante per te la poesia contemporanea? 

Considero fondamentale, come persona e come autrice, osservare e conoscere il contesto in cui mi trovo, diventando sempre più consapevole degli elementi e aspetti che compongono il piccolo segmento di Storia lungo il quale si snoda la mia esistenza; analogamente, trovo necessario confrontarmi con la poesia contemporanea, che tra l’altro comprende molti autori che amo e di cui mi nutro.

Daria Petrilli

DEL DOLORE SI DEVE PARLARE

Del dolore si deve parlare.

Durante i pranzi della domenica

bruciati in conversazioni

arrampicate sul niente.

Davanti a un calice di vino,

occhi conficcati negli occhi

c’è tutto il tempo del mondo,

ed è quel tempo che non torna più.

Del dolore si deve parlare,

interrompendo una discussione

avviata, magari interessante,

o al telefono con la propria madre

(come ho fatto io poco fa),

fratturando la superficie indurita

delle cose;

si deve parlare

suscitando l’imbarazzo così borghese

di quell’uomo

confuso con la sua maschera

ed in postura eretta

sulla rimozione.

A dire il dolore

e ad osservarlo attentamente,

dipinto com’è su molti visi,

troppe esistenze non dedicano

un momento,

impiegate soltanto nel cambio di automobile

e nelle infinite ristrutturazioni di casa.

Imperdonabilmente.

Ma del dolore si deve parlare!

e io vorrei farlo anche

nel lampo di un viaggio

in ascensore.

Al ‘Come va?’ di rito

vorrei restituire dignità

scandendo:

Sono sofferente’.

Senza approfondire,

senza spiegazioni,

semplicemente consegnarmi

nella mia emotività.

E poi farei silenzio,

per saggiare

l’impatto conseguente

fino alla fermata successiva.

Chiara Nobilia,  Inedito

Consideri la poesia risposta concreta ai bisogni dell’uomo anche nella nostra epoca?

La poesia, in quanto offerta di visione alternativa al capitalismo e ai suoi dettami, risponde fortemente e concretamente ai bisogni dell’uomo oggi; in opposizione alle parole animate esclusivamente da istanze egotistiche e nevrotiche (pensiamo, ad esempio, a molta della comunicazione via social network, o a quella di molti salotti televisivi), essa propone invece una parola pensata, elaborata lentamente, nata dalle viscere e – come dice Valerio Magrelli – dal silenzio. Inoltre, può rappresentare un atto di resistenza anche dal punto di vista linguistico: in un intervento radiofonico del 26 gennaio u.s., nell’ambito del programma di Radio 3 “La lingua batte”, la Professoressa Valeria Della Valle spiega che negli ultimi anni “si è affermata una lingua che trasmette violenza e che non rispetta mai l’interlocutore”. In questo contesto la poesia può fare molto, recuperando e promuovendo la valenza pienamente comunicativa della lingua, in modo che questa – cito ancora Della Valle – “ci metta davvero in contatto e non diventi, invece, un’arma di offesa”.

[continua]

 

Chiara Nobilia è nata l’11 novembre 1977 a Roma, e ha conseguito la laurea in Lettere moderne presso l’Università La Sapienza e un master in Copywriting presso lo IED Istituto Europeo di Design. Dopo aver lavorato come content manager, si occupa attualmente di comunicazione per la Rai Radiotelevisione italiana e coltiva, parallelamente, la sua passione per la poesia.

Ha pubblicato nel 2016 la raccolta di racconti Storie sdrucciolevoli”, ed. Giovane Holden e, con la medesima casa editrice, la silloge poetica Pietre e amarene, finalista nel “Premio Internazionale di Letteratura Alda Merini” 2017, vincitrice del “Contropremio Carver” 2017, 3° classificata nel “Premio Internazionale Città di Arce” 2017, 2° classificata nel “Premio Nabokov” XII edizione e 2° classificata nel Premio “I MURAZZI” VIII Edizione, sezione opera prima.

È in uscita la sua seconda raccolta di poesie, che sarà pubblicata nella collana HerKind a cura di Alessandra Bava, ed. Ensemble.

Chiara Nobilia ritratta da Federica de Persiis

@Anna Martinenghi, 2020

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