Ingredienti [6] di Antonella Zanca

© ph A.Zanca

I CHIODI DI GAROFANO

I chiodi di garofano non devono mancare mai: profumo di mamma e sospiri di papà.
Lui non si entusiasmava, per la cucina. Era un dovere: di chi cucinava, di farlo bene, nel modo giusto; per chi mangiava, di mangiare tutto, senza brontolare, importante assumere la giusta dose di cibo, equilibrato per la salute del corpo.
Il dovere era legato anche alla tradizione, così a Natale c’erano gli agnolini, rigorosamente col ripieno alla mantovana, e il brodo, quello buono, misto, con cappone e manzo, meglio se si rimediava anche un osso.
I sapori del primo dell’anno passavano dalla cucina del 31 dicembre, che si riempiva di profumi, ma uno su tutti attirava i nasi di amici e parenti che passavano di là: chiodi di garofano.
I garofani erano quasi gli unici fiori che entravano nelle case degli anni Sessanta. Ogni ricorrenza, ogni festa, gli uomini regalavano alle loro donne garofani. Poche rose, troppo care, ma tanti garofani.
Così a tutti noi era ben chiaro cosa fossero i garofani; meno, molto meno, cosa fossero i chiodi di garofano. Conoscevamo il fil di ferro verde che teneva alte le corolle di quei fiori sempre uguali, poco colorati, bianchi o rossi, qualche volta sfumati.
Se dovevamo pensare ai chiodi di garofano, per noi erano dei pezzetti di ferro che servivano a bloccare i fiori, magari piantandoli nel vaso.
Mamma li chiedeva alla signora alta alta della drogheria e lei le passava un pacchetto ben chiuso, dal profumo intenso, di carta da pacco marroncina, senza foto né scritte.
Mi distraevo, in quei tempi di giochi, e non prestavo attenzione alla sua cucina. Come non vedevo i chiodi di garofano tra le lenticchie: si mangiava di corsa e subito si scappava, giocare era la cosa più importante.
Un po’ più grande, li vidi e capii che non erano certo fatti di ferro, ma dovetti andare alla scuola agraria per concentrarmi e capire che erano i frutti di una pianta, che chissà come era di casa da noi.
Era la domanda giusta per i grandi, e mentre papà scuoteva le spalle, impegnato a ricercare risposte ben più importanti sui dislivelli sociali del momento, mamma amava raccontare di viaggi tra regioni, di trasporti di spezie, di piccoli commercianti e di un nonno che si guadagnava da vivere vendendo porta a porta, tra la Lombardia e l’Emilia Romagna, scope e spezie, vestiti e tovaglie.
Fu grazie ai chiodi di garofano che fece innamorare una bella ragazza emiliana: a lei fece annusare quelle spezie perfette e lei lo seguì sulle montagne lombarde.
Le lenticchie del primo dell’anno furono ricetta di famiglia.
In quel profumo, tutto il sapore di un amore lontano.

© Antonella Zanca, 2017

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