Incroci [2] di Antonella Zanca

foto si A.Zanca
foto si A.Zanca

FORMICHE

Al semaforo rosso un grosso Suv metallizzato, grigio. La donna al volante è protesa verso l’abitacolo posteriore dove una bambina di circa otto anni è legata al suo seggiolino.
La donna, rossa in volto, ha mani che si muovono con scatti nervosi. La testa si volta verso la strada ogni pochi secondi mentre continua a parlare con la bimba che non la guarda ma fissa un punto davanti a sé, con un cipiglio duro, la fronte aggrottata.
“Lei urla. Tutte le mattine è così. Mi lega a questo seggiolino che ormai non sopporto più e trova sempre qualcosa che la fa arrabbiare.
Sono io che la faccio arrabbiare.
Elisa, a scuola, dice che forse lei non mi voleva ma non ha trovato il coraggio di buttarmi via prima di nascere. Elisa ha sei mesi più di me e me lo dice tutti i giorni che lei è grande e conosce più cose di me.
Ma sulle formiche, ne so di più io. È proprio per le formiche, che mamma si è arrabbiata. Da quando mi ricordo, io con le formiche ci gioco.
Ho ancora davanti agli occhi la prima formica della mia vita. Ero seduta per terra, sul balcone, e un piccolo affarino nero mi arrivò sui piedi. Prima di capire cosa fosse quella cosa viva, allungai le dita e ci fu solo una piccola macchia nera sul pavimento.
Mamma urlò anche allora e anche allora non capii il perché.
Nel tempo seguii quegli essere zampettanti, li individuavo in tutte le condizioni, strade, marciapiedi, cortili: le formiche diventarono mia amiche.
Papà capì: mi regalò piccoli libri con foto e storie e anche un fumetto dove proprio una formica era protagonista.
Oggi le urla in macchina rimbalzano, sembrano più acute, insistenti, disperate.
Ieri sera volevo conservarle bene, le formiche del mio vasetto, e le ho messe nel mobile basso della cucina, quello dove teniamo la farina e il riso. Mi sa che non ho chiuso bene il barattolo.
Ora mamma urla e io non vedo l’ora di andare da Elisa. Anche se mi dirà che le formiche le fanno schifo. Di solito, dopo, sorride e mi abbraccia. Ormai solo lei e il mio papà mi abbracciano. Ma papà non lo vedo da un po’ di giorni, mamma dice che lavora, poi piange, di nascosto. Io me ne accorgo perché anch’io piango e si riconosce il respiro di chi piange. E poi tira su col naso, che quando lo faccio io mi sgrida e dice che è da maleducati. Allora io faccio finta di non accorgermene, non posso dire alla mia mamma che è maleducata. Maleducata mi sembra una brutta parola. Coccole invece è una parola bella, suona bene. Come suona bene formiche.
Ecco. Ho voglia di abbracci. E di formiche.
Dai mamma, vai, che è verde.“

© Antonella Zanca, 2016

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