Il magico Zoltan

Partendo dalla suggestione del film Rashomon di Akira Kurosawa abbiamo preso una fotografia scattata da Viviana Gabrini e alcuni  Sviaggiatori hanno raccontato una storia interpretando l’immagine a modo proprio.
Il risultato è sorprendente. Perché ogni cosa è vista con i propri occhi e ciascuno di noi ha una sua narrazione della vita e di ciò che vede, anche se l’immagine è la stessa.

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Quasi nessuno si ferma più dal Magico Zoltan. Tutti sembrano non accorgersi di lui, incastrato nell’angolo tra la cabina delle fototessere e un cassonetto per le pile esauste.
Qualcuno un tempo aveva pensato che nel piazzale davanti alla stazione avrebbe convinto i viaggiatori a farsi leggere il futuro e a lasciar cadere qualche moneta. Per attirare l’attenzione, gli avevano messo intorno una teca viola che con il tempo e i gas di scarico si era sporcata tutta.
I colombi amavano fermarsi sopra di lui a tubare e a defecare. I topi avevano invece trovato un passaggio dall’ingresso del cavo ed erano arrivati a rosicchiare la sua testa in gommapiuma e i fili che facevano aprire la bocca, adesso serrata in un morso rabbioso. Qualche roditore aveva scelto le sue vesti per morire e diventare massa. Gli scarafaggi si rintanavano sotto il turbante di raso. Uno studente di architettura che aveva in tasca della colla da modellino, una sera prima delle feste, gli aveva sigillato la fessura delle monete e quella da dove uscivano gli oracoli. Nessuno se ne era preoccupato. Avevano soltanto staccato la spina.
Quasi nessuno si ferma più dal magico Zoltan.
Ed è per questo che ci odia.
Aspetta nella sua lordura solo quelli con cui sa di poter parlare.
Tipo Lorena, che oggi è sfuggita dalla mano della madre, al telefono.
L’indovino meccanico osserva il piccolo volto di là dal viola e sussurra parole che solo i bambini sanno ascoltare.
Dice che il liquido per il barbecue è nel secondo cassetto e che l’accendigas, quello che somiglia a una pistola, è accanto ai fornelli, può arrivarci se si allunga sulle punte.
Dice che i genitori saranno contenti del grande fuoco in fondo alle scale che salgono verso le camere da letto. Perché sarà notte, niente più buio, niente più freddo.
Poi la mamma torna, prende Lorena per mano e le dice di andar via, ché il papà sta aspettando con la macchina accesa. Si incamminano. Una di loro ha una nuova idea.
L’oracolo rimane solo un’altra volta.
Torna ad aspettare. Con la bocca serrata. E i topi, i colombi, gli scarafaggi, aspettano con lui.
Perché quasi nessuno si ferma più dal Magico Zoltan.

©Alessandro Morbidelli, 2019


Legge Viviana Gabrini

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