Corteggiamenti [3] di Alessandro Morbidelli

© Egon Schiele, Katherine McBride

Michela

Sì, Giorgia, è vero, mi piace Michela, te l’ho detto. Quello che proprio non vuoi capire è perché debba parlarne con te, questo tuo ruolo di mediazione. Ma adesso te lo spiego. Io Michela la conosco da tempo, ma sono un ragazzo acqua e sapone, rispettoso, mi vergogno. Tu sei la sua migliore amica, magari una buona parola per me la puoi mettere, no? Dille che l’amo, che faccio sul serio. Lo so, questa è una bella festa e io e te siamo in questo sgabuzzino già da un po’. Ma la casa è grande, chi vuoi che se ne accorga? Ho bisogno di una confidente, sei preziosa. Sono una persona per bene, lo deve sapere, educato e sempre pulito. A proposito di odori, scusa se mi permetto, ma forse hai esagerato col gin, non credi? Non sei tu, dici? Io dico di sì, fammi sentire. Vabbè, l’odore non si distingue, devo sentire il sapore. Solo un secondo, ecco, vedi, avevo ragione, ce l’hai sulle labbra. Ma c’è anche il rhum, da qualche parte. Un attimo, non muoverti, ché altrimenti lo perdo. Lo disse qualcuno che la lingua non mente, e io ti ho scoperta. Non dovresti esagerare. Vedi, io sono morigerato, so regolarmi, per questo Michela dovrebbe capirmi. Ti prego, dille che l’amo, che faccio sul serio. Sono un maestro del controllo, ho visto il mondo, so come funzionano le cose. Tu invece sei un casino, scusami eh, ma devo dirtelo. Non solo bevi troppo, ma sbagli contesto. Non lo senti, il caldo che fa? Che diamine di maglione, come si può parlare in pace se si soffre il bollore? Non dirmi che ti vergogni, ché dove studio io queste sono cose ordinarie. Ci si mostra e ci si scopre, senza curarsi di farsi vedere. Ecco, brava, vedi che già perdi il rossore. Tra un attimo torni bianca, come Michela, che ha la pelle chiara, di porcellana. Dille che l’amo, anche la sua pelle, ma non essere maliziosa, ché io porco non lo sono e faccio sul serio. Abbracciata dalla luna, come una fata di notte, così la immagino. Con una leggera brezza a scivolarle tra i capelli, a baciarle le ciglia. Sì, sono romantico. Alla Twilight. Ma adesso hai freddo, cos’era quel brivido? Aspetta, non trovo più il maglione, vieni, faccio la luna, ho le mani calde. A proposito di mani, sono quelle di un ragazzo onesto, le senti? Sfogliano libri di testo in inverno, lavorano sodo d’estate. Sentile bene, ma non con le tue, che sono fredde, e ancor più fredda hai la schiena. Proviamo i fianchi, la pancia. Le tue mettile pure sotto la mia maglia, così ti riscaldi e mi raccomando, dillo a Michela che sono altruista, che non mi risparmio. Però la mia maglia è leggera, tu scendi pure un po’, ho i jeans pesanti, stasera. Tu invece hai la gonna. Accidenti che cerniera. Ma dicevamo di Michela. Ecco, dille che l’amo, che faccio sul serio…

© Alessandro Morbidelli

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