Corteggiamenti [22] di Alessandro Morbidelli

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 Antonella lo sapeva (o gli entusiastici slanci)

Ci sono gesti che si fanno e basta. Come il salto del pulcino dal nido, quella storia del primo volo che è insieme un atto inconsulto di folle fiducia e di purissima speranza. Ecco, questo per me è seguire Antonella su questa spiaggia in Croazia.
Baska, isola di Krk, che solo a pronunciarne il nome si inceppa la lingua.
Mi ha convinto a questa esperienza sminuzzando il mio pudore, pezzetto dopo pezzetto. Poi alla fine, alla mia ennesima reticenza, ha detto: «Lo sapevo che eri un bacchettone, ma io vado comunque, con o senza di te».
Giusto, penso io. Stiamo insieme da un paio di mesi soltanto. Mica deve stravolgere la sua vita per me. Allora sono io che ci provo, salto dal nido. Le vacanze sono una cosa seria, da non prendere sottogamba. Ma quel che dovrebbe pendere, sottogamba, visto che il camping Bunculuka a Baska è un camping per nudisti, avrei dovuto considerarlo, invece…
Arriviamo che il sole è già alto, viaggiamo di notte, partenza intelligente, traffico zero. «Lo sapevo. Sì, lo sapevo!» dice Antonella.
Ecco, io mi immaginavo qualcosa, ma mica ho azzeccato niente. Perché non potevo pensare che oltrepassata la sbarra ci venisse incontro questa croata qui.
«Ivanka! Lo sapevo che ti avrei ritrovata pure quest’anno!» squittisce Anto. E io, che fino a quel momento mi ero detto che sarebbe stato semplice andarmene in giro zebedei all’aria, mi sento morire.
«Dai, spogliatevi e venite in spiaggia!» dice Ivanka in perfetto italiano. Manco fossero a strappo, i vestiti di Antonella finiscono sul tavolo esterno del nostro alloggio. «Sistemo i bagagli e arrivo…», dico io, attento oltremodo a dar di spalle.
Il signore col cappello da pescatore (e basta), seduto in sdraiola poco distante, mi guarda e ride.
«It’s all right, man. Don’t worry!» mi dice, continuando a sfogliare la rivista che tiene in mano.
Disfo i bagagli. Fuori dalla casa mobile, un container attrezzato con tutti i comfort, sfilano grandi e bambini, giovani e vecchi, belli, belle, troppo belle e brutti. Tutti rigorosamente nudi. Maledetto pulcino che spicchi il volo per diventare uccello, maledetta la tua lezione!
A calma riacquisita esco e baldanzoso mi avvio per la spiaggia. Tre metri e torno indietro. Occhi di smeraldo, mora, italiana, senza dubbio, e con l’erre moscia, mi passa davanti con un filino di perle intorno alla vita. Moscia rimane solo la sua erre. Così chiudo la porta alle mie spalle e decido per la via diplomatica: «Senti, amico mio, scendiamo a patti, anzi, scendiamo e basta!» ma mica si convince.
Così decido di fregarlo io. Minifrigo con le birre. Metto tutto in una busta di plastica, bottiglie e panetti refrigeranti sotto lo zero. «Vuoi la guerra, bastardo?» gli dico, e approccio il gelido fardello.
Dolore. Ma sembra funzionare. Sgattaiolo via verso la spiaggia. Sorrido e mi trema un po’ il labbro. Cerco di guardare solo dove metto i piedi.
Ivanka e Antonella sono supine, unte di olio abbronzante. «Ho po-po-portato le bir-re…» dico e le distribuisco.
«Lo sapevo che eri un ubriacone!» dice Antonella ridendo. Anche i sorrisi di Ivanka abbondano, tanti sorrisi. Così mi sdraio subito chiappe all’aria e penso al film Armageddon.
Le sento parlare di filosofia smooth, e della sofferenza connessa. Mi dico che io sono più ciuff che smooth… ma va bene così.
Dopo mezz’ora di sole sulla schiena, Antonella mi dice: «Se non ti giri, ti bruci!», ma io la frego. Mi tuffo in acqua, con lo scatto del centometrista. Acqua gelida, funziona. Lei e Ivanka mi guardano ridendo, poi mi seguono, ma si stancano subito. «Classico esempio di cittadino al mare, sempre ammollo devi stare, lo sapevo!» mi dice Antonella, mentre esce. Ivanka mi fa l’occhiolino.
Torno al sole pure io, ci provo: più suino che supino.
«Ma proprio in quel modo, devi stare?» sussurra Antonella.
«Eh… è l’entusiasmo…» rispondo io.
«Pensa a qualcosa di brutto…»
«Ma sono in vacanza, perché dovrei pensare a qualcosa di brutto?»
«Concentrati su qualcosa, santoddio. Spegni quel coso… Pensa a quand’eri bambino, che ne so, a un cartone animato…»
Nella mia mente allora si materializza Lamù, l’aliena sexy in bikini tigrato, sogno erotico dei cultori di Odeon Tv. No, proprio non funziona, anzi. «È finita la birra?» chiedo con un brivido.
«Un parente defunto?»
Zia Bernarda. In paese dicevano che fosse merito suo se certe cose venivano chiamate in un certo modo.
«Pensa al tuo esame universitario più difficile…»
Statica, Trenta al primo colpo, e più del calcolo della flessione può la teoria della trave. Apoteosi.
Antonella sbuffa. «Lo sapevo, lo sapevo… non ti dovevo portare… che figure…» sibila tra i denti.
Allora mi alzo. «Vado a prendere altre birre!» con la svolazzante busta di plastica in posizione. Torno zampettando per il sentiero, testa bassa, ma solo quella. Chiudo la porta ed è frustrazione.
Aspetto pensando al Milan, e giusto questo funziona un po’.
Poi la porta si apre ed entra Ivanka.
«Ti aiuto io…» mi dice.
Franco Baresi alza la Coppa Campioni.
Durante il viaggio di ritorno, qualche giorno dopo, Antonella sembra contenta.
«Lo sapevo che alla fine ti saresti abituato. Vedi, sta tutto nella testa…»
Guida lei, io sono un po’ stanchino.
«Che poi Ivanka mi ha detto che sei molto simpatico. Peccato abbia avuto problemi di lavoro, poveretta…»
Fischietto qualcosa.
«Lei sempre in reception, al telefono col suo capo, tu sempre al bar, per la birretta… La prossima volta vengo da sola!» e ride.
Passiamo il confine e già Baska mi manca.
«Che dici, ci torniamo l’anno prossimo?» mi chiede lei.
Annuisco e sorrido.
«Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto. Lo sapevo…» dice Antonella.

©Alessandro Morbidelli, 2015

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1 commento

  1. lo sapevo io che tra le tue tante doti avevi anche quella della scrittura… complimenti e buon compleanno!

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