Cani e padroni di cani [9] di Sandra Giammarruto

Sbavature

Ore 12:45

Virginia separa le dita dei piedi con dei pezzi di spugna, seduta in punta di divano, con la schiena piegata in avanti e il petto soffocato contro le ginocchia.
È appena cominciato maggio e non le sembra vero di poter metter via calze e calzini.
I capelli li ha raccolti su, senza cura, con un mollettone fiorito. La frangia è ormai un ciuffo lungo e scalato che le valorizza gli zigomi.
Dall’astuccio tira fuori due smalti, li guarda per un po’ prima di prendere ad agitare quello color prugna. Una pennellata al centro, una a destra e una a sinistra dell’unghia, senza sbavare.
E poi ancora, una pennellata al centro, una a destra e una a…
«Maria!», urla.
Arriccia le labbra in una smorfia, mentre ricorda quello che le ha ripetuto più volte la madre della bambina: “Mi raccomando, dovrà essere assolutamente puntuale. Mia figlia ha molta paura quando non trova nessuno ad aspettarla”.
Getta tutto per terra e schizza verso l’auto parcheggiata in strada, con le infradito in mano.
Mentre guida, la sua mente proietta le immagini della bambina, fuori dalla scuola, da sola e spaventata, avvicinata da uno sconosciuto che se la porta via.
mezz’ora, mezz’ora di ritardo… è viziata, ma anche sveglia, saprà cavarsela, rimarrà da brava ad aspettare e non darà confidenza a nessuno
«E spostati dalla strada imbecille!», urla con la testa fuori dal finestrino a un ragazzino in scooter che non si è accorto del verde.
Virginia guida fino alla scuola e inchioda l’auto davanti all’ingresso. Il portone è chiuso e la strada vuota.
piccola dove sei finita?
Gli occhi le si riempono di lacrime. Ha le mani sul volto, quando la portiera della sua macchina viene spalancata.
«Scendi!» La voce della donna la scuote.
«Mi dispiace, mi dispiace molto, ho fatto tardi e… » Non fa in tempo a scendere dall’auto, che la signora in tailleur nero le molla uno schiaffo in pieno volto.
«Non farti mai più vedere e non osare chiedermi dei soldi!»
Virginia rimane ferma sul sedile, mentre la station wagon le sgomma davanti e la piccola Maria la saluta con un ghigno, dal sedile posteriore dell’auto.
Venti minuti dopo è inginocchiata sul pavimento del salotto di casa e gratta via lo smalto finito per terra. Sente la guancia pulsare.
Si rompe un’unghia. puttana eva
Si lascia cadere sul pavimento. A pancia in su, si ritrova a guardare il soffitto proprio come quando era piccola, solo che adesso non ci sono le stelle appiccicate e allora tanto vale chiuderli, gli occhi.
Tira su il piede, l’alluce è color prugna, il secondo dito sbavato.

© Sandra Giammarruto

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