Cani e padroni di cani [6] di Sandra Giammarruto

© quadro di Jeremy Geddes

Catene invisibili

In un angolo della stanza, Paola annota su un taccuino il numero di passi che dividono la camera da letto dalla porta d’ingresso.
«Tredici» sussurra con voce affilata. Segna con espressione sicura come se avesse ottenuto un risultato importante. Otto i passi fino al salotto. Dieci quelli fino al bagno.
L’appartamento ha il freddo lindore delle stanze pulite e poco vissute.
Paola fa un sospiro profondo mentre getta la testa all’indietro e scioglie i capelli lunghi neri corvini. Si rende conto che quelli sono comportamenti ossessivi. Idee folli, che per un attimo la rassicurano. Le permettono di non perdere del tutto il controllo.
Bussano alla porta. Sgrana gli occhi. Dalle mani le sfuggono taccuino e penna. L’emozione le serra la gola. La pioggia continua a scrosciare sul tetto. Paola è in piedi nella penombra del suo appartamento. Un fulmine squarcia il cielo mentre lei è più che mai sudata.
«Paola, tesoro, sei in casa?»
«Merda» esclama. è solo Maria pensa. La sua vicina di casa.
Paola ha la bocca asciutta come se avesse mangiato chili di sabbia. devo bere qualcosapensa.
«Arrivo, un attimo!» Urla raccogliendo da terra penna e taccuino. Osserva il volto pallido e lo sguardo attonito nello specchio. Si accorge che con il trucco non riesce più a mascherare le borse sotto gli occhi. Sto impazzendo pensa. Con ancora un leggero brivido addosso apre la porta.
«Buonasera signora Maria, è successo qualcosa?»
La vecchia indossa una pesante vestaglia scozzese. Scuote la testa. «No» risponde avvicinandosi e mettendole una mano sul braccio. «Tesoro, scusami se ti disturbo a quest’ora, potresti farmi una puntura?»
Il fiato dell’anziana solletica il collo di Paola. L’alito sa di liquore e liquirizia.
«Ma certo, prendo la borsa e vengo da lei.»
«Che Dio ti benedica.»

A casa della sua vicina, la musica copre ogni rumore proveniente dalla strada. L’appartamento è accogliente. Ovunque carta da parati verde bosco e tende con volants.
Come Paola si siede sul divano, l’anziana afferra il posacenere dalla cucina e lo posa sul tavolino.
«Tesoro, lo so che sei un medico e che alla mia età non dovrei fumare ma… »
«Oh, faccia pure.» Paola fa un cenno di complicità.
«Ti piace il tuo lavoro?»
«All’inizio sì, adesso un po’ meno, il pronto soccorso è un ambiente difficile.»
Maria fuma e parla senza tregua. Paola ascolta attentamente e sorride. La sua voce confortante le fa provare nostalgia di qualcosa a lei caro. Maria scrolla la cenere della sigaretta nel posacenere.
«Tutto a posto, tesoro? Sembri stanca»
«Ho solo bisogno di dormire un po’.»
Paola chiude gli occhi. Sta per addormentasi quando sente Maria metterle sopra una coperta. Quando si sveglia, è una giornata splendida. Ha un pessimo sapore di liquirizia in bocca, ma niente mostri quella notte. Niente incubi. Guarda l’ora e si accorge che entro venti minuti deve essere al lavoro. Corre a casa. Si veste più rapidamente che può. Mentre infila i piedi nelle scarpe vede un foglietto sul cuscino. L’aria è immobile. Paola avanza piano. Ha gli occhi dilatati dal terrore.

Con chi eri questa notte puttana

©Sandra Giammarruto

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