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Journeymandi Ygor Varieschi Joe Burden entra dalla porta come un orso ferito, e quando sente il suono di una campanella per un istante si ferma. Ha un occhio pesto e chiuso, lividi sulle tempie e delle mani grandi dalle falangi un po’ storte che appoggia sul bancone, ma senza farleggi »

“Cara prof le scrivo così mi distraggo un po’.” Sto osservando il mare da una vecchia sedia di casa mia, mentre ascolto “Perfect Day” di Lou Reed: non so che fare, oltre che ascoltare musica, leggere, studiare, dormire e mangiare. E poi… “Fingo d’aver capito che vivere è incontrarsi Averleggi »

Se ti comporti bene, mi diceva, avrai il tuo chupa chups fragola e panna. E se schiocchi un bacio qui, sulla guancia della tua mamma favolosa, una Rossana finirà subito nella tua boccuccia. Gliene davo tanti di baci, anche sulla testa, affogando il volto tra i capelli, perché delle caramelleleggi »

Lo sguardo basso, assente, privo di espressione. Da quando è tornato è così a tutte le ore del giorno. Non dice quasi più nulla, risponde a fatica quando mia madre e io proviamo a parlare con lui. Il suo grande appetito ridotto al digiuno. È qui, ma è come seleggi »

Bisogna guardare oltre, avere lo sguardo proiettato nel futuro, la mente aperta al nuovo, essere creativi.Bello… sì davvero bello, un esercizio indispensabile, non c’è guru della comunicazione che non ti ripeta questo mantra costantemente… e che belli che sono! S’immortalano trionfanti nelle loro Ferrari o in mezzo a gente sorridente,leggi »

Eccoli lì, quei maledetti, quegli infami. Per il 25 aprile hanno aperto le fogne. Covid o non Covid, eccoli in piazza, pronti a manifestare. Tutti con le mascherine, come tante educande. Bastardi! Speravo tanto che si sarebbero contagiati tra loro. Loro, e i loro slogan del cazzo. Contromanifestazione, la chiamano.leggi »

Lo zolfo? Credo di avere più zolfo che sangue nelle vene, fa parte di me come queste mani. Se a tutti gli altri ha bruciato i polmoni, a me m’ha protetto fin dall’inizio. Sono nato nel settembre del ‘31 in un bugigattolo davanti alla miniera di Cabernardi, coi camini cheleggi »

L’indomani sarebbe andata in sposa a Drin. Era l’ultima notte che passava a casa dei suoi genitori. Si sentiva stanca; per l’intera giornata era stata in piedi con il vestito bianco osservando un portamento nuziale, tipico tradizionale. Tolse il vestito che i suoi genitori avevano preso in affitto da unaleggi »

Eccole. Le mani. Aperte, con le dita tese. I polpastrelli come ciliegie. Le falangi come ramoscelli. Mani aperte. Con linee nette e definite. Mi sembra assurdo che non le abbia mai notate finora. Quella del cuore pulsa, la vedo danzare, ballerina di epidermide. Quella della testa sembra stanca, alla ricercaleggi »