IO STO BENE E TU

Sei tornata. Come un animale che solo ogni tanto ama fare il randagio e starsene solo, così ora tu torni da me. Hai pronto un dono, un uccellino, una lucertola forse. Un articolo su un giornale scientifico, il risultato di una bella ricerca con i complimenti del mondo intero. Tu ritorni e me lo butti qui vicino, aspettando una mia reazione. Brava, ti accarezzo con la voce, brava e bello il mio amore selvatico, che troppo spesso graffia e soffia, e scappa, lasciandomi solo. Poi di nuovo torna con un regalo. Un regalo solo per me. Non c’è gusto ad avere l’applauso di tutti, se non c’è anche il mio: vero o no?
Ti sento vivere, alla lontana. Avverto il tuo senso di soddisfazione e insieme quel piccolo vuoto, che solo uno scambio di opinioni con me può colmare. Io e te siamo in corsa su binari, possiamo guardarci, volgerci uno verso l’altra mentre procediamo, tendere le braccia. E mai riuscire a toccarci. Meglio voltarci di là, allora, ed evitare di vederci vivere: è la tua teoria. Ma, intanto, io sento il tuo respiro e tu avverti il mio cuore in attesa.
Mi sento inadeguato in tua assenza, piccolo in un mondo muto e ostile. Solo procedere conta, tu dici. L’eroismo di Saint Exupery. Ma nel procedere a me pare di dover ruzzolare un macigno, e non mi sento fiero, per questa mia angoscia. Ho desiderato piccole cose da uomo, solo con te le ho sognate, fino a renderle vere. Ed ecco che mi sono diviso, uno, due, tre volte. Una piccola cellula che si riproduceva uguale a se stessa, pronta per nuove e diverse vite. Una parte di me è stata padre; poi c’è stato il marito che non hai voluto, un brav’uomo, a suo modo. Ho fatto di me un brillante uomo d’affari, uno sportivo, un essere umano curioso e aperto alla vita. Ho lavorato, sempre e tanto, come dici tu, con “eroismo”. Ho fatto la mia parte, ma questo non mi ha reso un uomo migliore. Sopra il mio ghiaccio passano alti uccelli bianchi o neri. A volte, fenicotteri rosa. Sotto di me, l’acqua rimane tranquilla e pura. Niente può ferirmi, tra le cose che la natura ordina in modo semplice: né il passare degli anni, né la gente che passa sopra il mio specchio immobile, lasciando al più qualche orma sporca. Perché io sono di ghiaccio.
Dove sei tu? Sei un fantasma incatenato nella mia trasparenza? Oppure sei dentro ogni singola molecola dell’elemento che mi imprigiona? Sono legato a questa mia condizione da lacci più forti della stessa verità, così non so trovare le parole giuste. Le parole per farti tornare per sempre da me. Dove fanno a finire le frasi che non ho il coraggio di dirti? Cosa penseresti, se io rinnovassi la follia di ogni amante abbandonato, e ti aspettassi sotto la tua casa all’altro capo del mondo, portandoti in dote la mia disperazione? Ho bisogno di te, Resta, Amami: qual è la parola giusta per raggiungere il tuo cuore? Resto saldo sulla mia unica gamba di soldatino pronto per le fiamme. Rimango e sopravvivo. Rimango e conto i miei giorni, riuscendo ancora a meravigliarmi del nostro passato. Se non mi vuoi, perché ritorni sempre?
Volevi un compagno che ti seguisse in giro per il mondo. Che fosse bello e intelligente. Smart. Volevi dei figli. Li hai avuti, per fortuna, hai avuto tutto ciò che io non sono stato. E, quando penso a tutto questo, io mi sento come un vaso che sia stato appena svuotato.
Mi hai tolto fino all’ultima goccia d’acqua. Fino in fondo, via ogni speranza.
Resta il vaso. Solo.
Ancora mi chiedi «Come stai?»
Rispondo «Bene».

© Roberta Lepri, 2016

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