SEX BOMB
Caro Kim Jong-Un,
ti ho visto su internet, immortalato sotto un cappello di pelo, accanto a una bomba atomica miniaturizzata. So quanto ami questi giocattolini; ammiro quanto tu riesca a personalizzare ogni cosa con fascino e carisma. Non è da tutti avere armi di distruzione di massa realizzate a propria immagine e somiglianza: sembravate due pallotte luccicanti da appendere all’albero di Natale!
La classe non è acqua. Il tuo taglio di capelli ha mietuto enorme successo fra i nord coreani, non importa se certe teste vengono tagliate corte corte e non ricrescono più: non tutti possono permettersi di pettinarsi come il capo! D’altro canto, i capelli sono un elemento distintivo per un condottiero: Sansone e tutti i Filistei, Luigi XVI con le sue parrucche, Napoleone e il suo riportino, Berlusconi con la testa dipinta come Pinocchio. I bookmaker ora puntano tutto sul quel biondo aspirante al trono degli Stati Uniti, per mettere la sua figurina accanto alla tua.
Certo, discendere da una stirpe di dittatori sanguinari non deve essere semplice. Comprendo la tua ansia da prestazione: dopo aver avuto un nonno che chiamavano il Grande Leader, un padre che chiamavano il Caro Leader, non deve essere facile gareggiare per il titolo di Leader più strafigo dell’universo.
A 33 anni sei il capo di stato più giovane al mondo; noi qui ci arrangiamo con un quarantenne che pensa di essere un trentenne, ragiona come un ottantenne – con la testa dipinta come Pinocchio – e fa accordi con i vecchi che diceva di voler rottamare. Di certo i suoi capelli non sono alla tua altezza: non potresti mica fare un taglietto pure a lui?
Dimenticavo! Nel caso arrivasse la volta buona per dichiarare la terza guerra mondiale, eviteresti di usare tua zia geisha, come hai fatto l’ultima volta? Se proprio devo disintegrarmi nell’universo, tornando a essere polvere cosmica per colpa di un nanetto gonfio e tronfio sotto un cappello di pelo, vorrei che a comunicarmelo non fosse una bidella col kimono. Non è che ti avanza un’eroina manga, con due bombe da spavento?
© Anna Martinenghi, 2016