Amori di merda [27]

pinguini-imperatore

BUONASERA SIGNORINA, BUONASERA

Buonasera ragazza che mi hai scelto solo per la voce, quando sull’autobus parlavo a un amico del mio viaggio dopo il diploma, e di mia nonna, e dei pinguini che lei vedeva dalla finestra. Eri così bella e avevi una quantità di capelli così lunghi e ricci, e avevi una bocca morbida da baciare. E mi hai preso, anche se non ero il più simpatico della compagnia, e anzi ero un vero imbranato anche nel sesso. La prima donna che ho avuto sei stata tu, io non sapevo nemmeno dove mettere le mani. E ancora mi chiedo perché tu mi abbia scelto, signorina. Tu dicevi che era per via della mia voce nasale, e di mia nonna. Solo per il gusto dell’esotico, per il mio viaggio e tutto il resto. Perché io amo tutto di te, dicevi. Poi ridevi. Ti sei perfino tagliata i capelli cortissimi, per essere come me. Più uguale a me. Più vicina a me. E io non capivo un cazzo. Io non riuscivo a farmene una ragione, del tuo amore. Io con il cuore in gola ogni volta che ti avvicinavi, ogni volta che rubavo a mio padre le chiavi del suo studio, in cui avevo nascosto una stufetta e una brandina pieghevole per fare l’amore in inverno, ma tu dicevi che in fondo andava benissimo anche la scrivania. Tu mi sorprendevi, sempre.
Buonasera signorina, io ogni volta pensavo che sarebbe stata l’ultima, io non ci credevo per niente a quella nostra storia. Così mi allenavo a stare senza di te, a rinunciare a te, e ti respingevo. Non avevo tempo. Non trovavo il tempo. Non arrivavo mai in tempo. Perché non so, perché mi comportavo così mentre invece avrei voluto solo stringerti e non lasciarti più andare. E adesso ti ritrovo qui, davanti a questo museo, sotto la pioggia. Come fare a spiegarti.
Signorina, fermati solo un minuto. Ragazza ragazzina con gli occhi azzurri, io sono rimasto lì, ancora lì, dopo trenta anni, nella nostra città universitaria sotto la neve, seduto davanti alle Logge del Papa, ad aspettarti, nell’unica volta in cui ero in perfetto orario, quando ormai era tardi per noi due.
Non ti ho mai dimenticata, adesso lo so, adesso che ti ho vista da lontano, con tutti questi anni in più a pesarci sul cuore. Fermati. Dimmi solo dove vai adesso. Dimmi dove vivi e io domattina ti verrò a prendere. Ti porto in Nuova Zelanda dove stava mia nonna, a vedere i pinguini. Se quando aprirai la porta mi darai un bacio, giuro che ti ci porto.

© Roberta Lepri, 2016

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