Jordan Bond & Lachlan Ryan [CROSSINGS/ATTRAVERSAMENTI] di Nicoletta Vallorani

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Jordan Bond & Lachlan Ryan, Big City (Australia, 2016): un tassista indiano appena trasferito a Melbourne e un ubriacone australiano senza una meta precisa, insieme in un taxi in viaggio attraverso la metropoli di notte. Poesia urbana, con ironia.
Il film è stato scelto in collaborazione con il Souq Film Festival.

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Ferite

Questa città è tatuata come i nostri corpi.
Camminiamo lungo cicatrici fresche, rinnovando il dolore.

Il corpo di Raul ondeggia incerto, ancora visibile. Posso quasi seguire i pensieri che si allineano come soldatini, subito scompaginati dal ricordo della prigionia, della cancellazione progressiva operata dai farmaci, dell’annullamento della personalità e alla fine della privazione del controllo sul corpo. Raul sparisce, istintivamente, ogni volta che una minaccia vera o presunta lo rende necessario. Diventa l’ambiente che lo circonda. Senza porre tempo in mezzo, si fa paesaggio.
Mi guardo intorno, nella grande strada bordata di rovine che costeggia il muro. Nelle bocche vuote aperte negli edifici, cerco di ricostruire la città che c’era, di ricollocare i volti e le insegne. Non mi riesce. La memoria balbetta, in cerca di tracce, in questa incolmabile assenza.
«Dove mi porti?» Insisto.
Un rumore imprevisto fa sparire la mia guida. D’improvviso, il suo corpo non è altro che aria e mattoni sbrecciati.

La torre è una maceria, in cima.
«È l’ora giusta» ripete Raul. «Ora vedrai».
Si arrampica in affanno per gli ultimi gradini e infine, su ciò che resta del pianerottolo, rimane immobile.
Vedo tutto infilando lo sguardo oltre la sua spalla.
La città che siamo, le due metà divise, le rovine a nord e la metropoli ricostruita a sud. Il primo muro, il vuoto, e il secondo muro. I corpi dei morti, la nebbia azzurra che sfuma verso l’orizzonte.
«Lo vedi?» chiede Raul senza voltarsi. «In fondo, dietro le torri dell’acqua».
Mi sforzo, guardo meglio.
«Lo vedi? Riesci a vedere quello che eravamo?»
Chiudo gli occhi, ascoltando i pensieri di Raul.
E vedo. Qualcuno sta sognando, là in fondo. Quello che eravamo. E io riesco a entrare nel sogno.
A vedere.
Quello che non c’è.
E di colpo capisco.

Questa città è tatuata come i nostri corpi.

[/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1/2″ css=”.vc_custom_1556960657396{background-color: #000000 !important;}”]The stranger

Out of place. Cut-up and pasted. Drawn. Overlapped.
A piece of furniture.
Cosmetic decoration.
A center cut off from the margins. Fictitious conscience. Longing for a soul.
Final redemption.
Historical memory of a legend. Fascination with a story.
Longing for death.
Longing for life.
Piety.
Sadness.
Deception.
Immortal truth.
Respectful silence.
Support.
Fear.

One cross.

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© Nicoletta Vallorani, 2019

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