L’ispettore capo Scalisi si asciugò una goccia di sudore sulla fronte.
Il commissario Malagò deglutì a stento.
Il magistrato Conforti crollò su una sedia.
«In tanti anni di carriera, non ho mai visto niente di simile…» iniziò Scalisi.
«Che fine orrenda…» aggiunse Malagò.
«Spiegatemi come può un uomo ridursi così…» chiese Conforti lasciando cadere le foto sul tavolo.
Nella stanza calò un silenzio innaturale. Fu Malagò il primo a rompere gli indugi.
«La vittima, il Morbidelli, è stato incatenato alla traversa della porta da calcio del Parco Allende, probabilmente condotto lì dopo essere stato narcotizzato. Una volta legato per i polsi, l’assassino ha aspettato che la vittima si risvegliasse»
«Un corpo contundente?» chiese Conforti.
«Siamo piuttosto certi che sia stato usato…» iniziò Scalisi.
«Cosa?» lo incalzò il magistrato.
«… un pallone da calcio!» concluse l’ispettore capo.
«Ma come è possibile?» Conforti non credeva alle sue orecchie.
«La scientifica sostiene che il volto del Morbidelli sia stato colpito ripetutamente con un pallone di cuoio di tipo Unico, l’abbiamo trovato accanto al cadavere» Scalisi sembrava aver acquistato coraggio.
«Direttamente dagli anni ’90!» considerò Conforti tra sé e sé.
«Si intende di calcio, dottore?» chiese il commissario.
«Sono costretto. Mio figlio è un appassionato vero, sa tutto! E poi mi dà il tormento con questo Baiocco, che a quanto pare sarà presto il sostituto di Cristiano Ronaldo alla Juventus» chiosò Conforti.
«Se non ricordo male è in città per un servizio pubblicitario…» Scalisi tentò invano di nascondere l’ammirazione per il campione.
«’La metto dove voglio!’ È questo il suo slogan. Fenomeno vero. Ma torniamo a noi… Questo Morbidelli… che tipo era? Giri strani?» il magistrato cercò di concentrarsi di nuovo sul caso.
«Scriveva romanzi noir» sottolineò Malagò.
«Un altro scrittore? Ci sono più scrittori che parcheggi, ormai» sbuffò Conforti.
«Non le piace leggere, dottore?» chiese Scalisi.
«Sì, mi piace, ma ormai la lingua italiana si è appiattita. Prendete i dialoghi: i contemporanei non fanno che mettere “disse” a chiusura della frase. Disse Tizio, disse Caio, disse Sempronio. Che palle!» Conforti sembrava avere a cuore la questione.
«È esperto di molte cose, complimenti!» si congratulò il commissario.
«Scrittore di noir, poi: tutti commissari e ispettori, mai un magistrato a far da protagonista! E dopo avrà fatto incazzare qualcuno! Questi rimestano nel torbido, prima o poi si sporcano…» Il magistrato si alzò dalla sedia, gli altri lo imitarono. «Andiamo a pensarci davanti a un piatto di vincisgrassi, ormai è ora di pranzo!»
Uscirono dalla stanza uno dietro l’altro.
«Magari io mi prendo una minestrina» considerò tra i denti Scalisi, con la faccia del Morbidelli ancora davanti agli occhi. Arrivarono alla Nicchia, noto ristorante locale. Conforti si mise capotavola e continuò il suo sermone: «Noir… Magari a scrivere qualcosa di comico gli sarebbe convenuto!» e rise senza trovare la complicità degli altri.
«Pare che non fosse proprio un somaro. Oltre ai romanzi, risulta che abbia scritto novantanove racconti su un sito che si chiama Sdiario. Ci sono scrittori molto bravi, si fanno chiamare Sviaggiatori. E poi è il sito della famosa scrittrice Barbara Garlaschelli», spiegò il commissario.
«È proprio vero: ne fai novantanove, ma a cento non ci arrivi!» e stavolta alle parole del magistrato risero tutti e tre. «Piuttosto, indaghiamo su questi Sviaggiatori e su questa Garlaschelli. Magari un regolamento di conti interno, molto noir…»
«Già, molto noir…»
«Proprio noir…»
«Buon appetito, eh… e alla salute!»

 
©Alessandro Morbidelli, 2019

Nota dell’autore: verso la fine di maggio 2014 entrai a far parte di Sdiario. Ho visto passare giorni e autori. Ho letto, tantissimo, e ascoltato, vissuto, partecipato. Sono un privilegiato, perché una famiglia bella come questa non ce l’hanno tutti. A volte bisogna fermarsi e dirselo, che ci si vuole bene e ci si stima, perché non è così scontato e perché le fortune vanno riconosciute.

Il mio primo pezzo ha coinciso con il debutto di un personaggio a cui devo molto e che oggi, finalmente, trova una sua macabra soddisfazione.

In cinque anni ho scritto novantanove articoli tra racconti, oroscopi letterari, interviste. Questo è il centesimo. E non ho nessuna intenzione di fermarmi. Tra l’altro, le porte al campetto del Salvador Allende non ci sono più. Le hanno segate via. Meno male…


 

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