Still life [1] di Ygor Varieschi

HEAVY STONES

Il mare. La parte migliore della mia vita se n’è andata lì, sull’acqua e tra le onde, sotto il sole cocente o cieli come questo, pieni di nuvole gonfie che manterranno le minacce che promettono. L’altra parte l’ho trascorsa qui, prigioniero sulla terra. Come un nomade impaziente, pensavo solo a dove sarei andato la volta successiva: chiudevo gli occhi e ricordavo lo sciabordio delle onde, la schiuma dell’acqua, il rollio della barca e la libertà che solo il mare sa dare a chi, come me, ha un animo vagabondo.

Il vento, qui sulla spiaggia, è tagliente come i ricordi. Ero un ribelle, un romantico che da giovane lasciò la casa e la famiglia e si consegnò al mare, sempre al mare. Cominciò tutto con un viaggio, alla cui parte estrema lasciai un’altra casa e un’altra famiglia per ripartire di nuovo. Senza una meta, e soprattutto senza il coraggio di restare.
Perché gli uomini, se non mettono radici quando possono, è solo perché hanno paura di farlo.

I gabbiani gridano e volano alti. Cercano riparo da questa tempesta imminente. Un pescatore mette via le sue cose in fretta, perché sa che ha poco tempo. Alcuni ragazzi, più in là sulla riva, ridono tra loro mentre camminano verso il porto. Uno scalcia dei sassi, dice qualcosa agli altri ma le parole se le porta via il vento.

Chissà se mio figlio è come loro. Se ha degli amici, una fidanzata. Se il suo volto si illumina quando sorride o se è così schivo da non rivolgere la parola a nessuno per paura di essere ferito. Mi chiedo che aspetto abbia, che nome porti. Come sta la donna che lo mise al mondo, che ho amato per poche settimane prima di abbandonarla per sempre.

Una ragazza, seduta su una roccia dalla superficie piatta in mezzo ad altre rocce irregolari, scomode come se fossero fatte per restare selvagge, guarda il mare. Lo sguardo di quella ragazza è rapito da qualcosa che non si vede all’orizzonte. Le onde increspano la superficie dell’acqua, il vento è freddo. Gli uccelli e i pescatori si sono già messi al sicuro.

Lei sospira, lei rimane. La testa è leggermente chinata, il mento appoggiato sulle ginocchia, dove stringe le braccia in un abbraccio solitario.

Un lampo scende dal cielo. Le prime gocce di pioggia cadono. Ma lei non se ne va. I suoi pensieri sono pietre che il vento e la pioggia non possono intaccare. Guarda solo il mare, e io guardo lei. Penso al figlio che non ho conosciuto, penso al padre che non sono diventato.

© Ygor Varieschi, 2018

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