Navigare a vista [1] di Barbara Garlaschelli

Navigare a vista è un’arte, perché tu magari la rotta la conosci ma poi il vento, le correnti, le onde ti portano da un’altra parte. E tu una meta l’avresti anche avuta, ma d’improvviso senti che stai andando ma non  proprio dove volevi. E’ che ti ci stanno portando – il vento, le correnti, le onde – e allora ti adatti e cerchi di fare il meglio che puoi con quello che hai.

Io, per esempio, fino a un certo punto della mia vita, avevo le gambe che mi portavano in giro e poi, d’improvviso – sempre per ‘sti cazzo di vento, correnti, ecc – mi sono ritrovata munita di ruote (le gambe le ho sempre, ma solo di bellezza, diciamo).

E allora cosa si fa? Si naviga a vista, si cambia rotta, ci si adatta.
Ma la meta continua a essere quella della partenza.
La meta è una vita densa.
La meta è costruzione.

Navigare a vista è un’arte che si impara anche andando fuori rotta. Anzi, spesso restandoci per molto tempo.
L’essenziale è non arenarsi su una spiaggia o schiantarsi contro uno scoglio.
Anzi, l’essenziale è non affondare.

Navigare a vista, qualche volta a occhi chiusi.
Un paradosso.
Una sfida.
Una necessità.

Navigare a vista, ecco quello che farete qui, con me, se mi seguirete. E lo si farà in tanti modi e mille fogge e con alcuni compagni.

© Barbara Garlaschelli

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