La forma della stanza [12] di Stefania Morgante

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© O’Keeffe, di S.Morgante

L’inizio

Quando avevo dodici anni, parlando con la figlia della lavandaia, definii con chiarezza ciò che volevo essere.

Io farò l’artista. Per me fu la conclusione di considerazioni ponderate lungo l’arco di tutta la mia infanzia.

Era un’affermazione definitiva, esclamata con estrema sicurezza, anche se non avevo alcuna spiegazione certa.

Non avevo visto molta arte, né desideravo riprodurre tutto quello che avevo visto.

Cos’era un artista? Cosa fa? E soprattutto ricordo l’imbarazzo quando mi chiedevano ‘che tipo di artista vuoi diventare?’

Non lo sapevo. Forse per rassicurare più me stessa che gli altri, la mia risposta era sarò una pittrice di ritratti.

Ma avrei fatto solo ritratti delle persone che mi piacevano e non avrei mai permesso agli altri di dirmi cosa fare.

Non avrei dipinto cose troppo piccole, ma la mia attenzione sarebbe tuttavia andata ai dettagli, alla minuzia delle cose.

Per anni studiai ciò che andava fatto per diventare un’artista.

Un autunno ebbi la concreta sensazione, che tutto quello che mi era stato insegnato, non rappresentava granché per me.

Le tecniche erano importanti certo. L’olio, il carboncino, la matita, gli acquerelli erano parte di me, rappresentavano una seconda lingua.

Per alcuni il significato di una parola è preciso e non lascia scampo a dubbi. Per me questo avviene col colore.

Il colore e le forme, mi restituiscono un ordine maggiore rispetto a quello che scrivono su di me, su ciò che creo oggi.

Anno dopo anno, capii che non avrei mai fatto ciò che gli altri già facevano e avevano fatto.

Avevo imitato tutti gli artisti studiati a scuola.

Appendendo i lavori realizzati, mi resi conto che ogni opera era nello stile di tizio o caio.

Avevo in testa idee diverse da tutto quello che mi era stato insegnato.

Idee mie, profondamente mie, ma non avevo mai pensato di utilizzarle in pittura.

Così iniziai daccapo, scrollandomi di dosso le nozioni, i consigli, ogni suggerimento.

Dovevo, volevo fidarmi delle mie idee.

Fu uno dei periodi più belli della mia vita.

Ero sola, libera, anonima.

Non avevo altra persona da compiacere, se non me stessa.

E cominciai.

(Liberamente tratto dalle memorie di Georgia O’ Keeffe)

© Stefania Morgante

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