Ingredienti [13] di Antonella Zanca

 FINOCCHI

«Pinocchio al porno! Buono! Pinocchio al porno»!
Ti conosco da una vita e ora stiamo mangiando insieme.
È bello pranzare con te, Ariel.
Sorridi e guardi e sorridi e guardi.
«Come fare lei signora! Pinocchio al porno!»
Parli e le parole che dici sono sempre intervallate da punti esclamativi e sorrisi.
Abbiamo imparato a conoscere i su e giù della tua vita in base ai decibel della tua voce. E anche al sudore che impregnava le tue magliette, con l’intensità del lavoro e della cucina di casa tua.
«Cucinare! Anche noi cucinare! Pinocchio!»
Hai aiutato mia suocera, mio papà, mia mamma, me; hai pulito case e fatto l’autista; hai raccolto le nostre biciclette usate, le nostre auto usate, i nostri vestiti usati; mi hai fatto sentire in colpa ma anche buona e generosa; mi hai fatto ridere e mi hai fatto piangere; mi hai regalato un’ora della mia vita a occhi sbarrati a guardare il video del tuo matrimonio, nelle Filippine, con te che cantavi il tuo amore a Beni, tua moglie.
«Dove comprare! Pinocchio! Da cuocere! Diverso! Pinocchio! Crudo!»
Sei stato un buon amico, un ascoltatore attento, magari anche perché non capivi proprio tutto di quello che dicevo e mi hai sempre messa in imbarazzo ripetendo:
«Sì signora! certo, signora! va bene! Signora!»
Quando è nata tua figlia ho visto l’emozione e l’ho condivisa, come quella volta in cui sono passata da casa tua e mi sono resa conto del vero significato della parola “piccola”.
Hai sempre avuto la mania della pulizia dei vetri. Passavi tu, da casa nostra, e il mondo acquistava brillantezza, la luce era diversa, pareva che i vetri sorridessero.
Mamma si fida di te, sempre.
Io mi fido di te, sempre.
Mi piaceva, quando arrivavi la mattina e io me ne andavo a lavorare, dopo aver chiacchierato per un po’, guardato le tue foto, risposto a qualche dubbio sulla burocrazia di questa terra che hai cominciato a considerare tua.
Oggi sei qui a raccontarmi un passo avanti.
Hai un lavoro nuovo e una casa solo per voi tre, senza cugini o parenti a dormire sui divani.
Sei orgoglioso. Mi fai vedere le foto, mi fai vedere il contratto della nuova azienda. Hai la cittadinanza, un lavoro a tempo indeterminato, una vita davanti. Sei felice e orgoglioso e pieno di punti esclamativi.
Ho stampato la ricetta. Eccola finalmente. Vorrei attaccarla sul vetro della cucina. Per lasciarla lì, a ricordarmi la luce che forse non vedrò mai più, certo non come quando tu coccolavi tutti noi.
Sono felice, per te, tanto.
Ti inviterò a cena, spesso, con o senza “Pinocchio al porno”.
Ogni volta che li mangeremo noi, i finocchi, alzeremo lo sguardo e sorrideremo.
Per noi, saranno sempre Pinocchi, piccoli pinocchi conditi con fantasia, sentimento e gratitudine.

(Se vuoi, ecco la ricetta, facile sì, ma devi stare attento. Per prima cosa, i finocchi da cuocere sono i finocchi “femmina”, perché i “maschi”, più rotondi, vanno utilizzati a crudo. Fai cuocere per una decina di minuti i finocchi a pezzi in padella con un pezzetto di burro e un po’ di latte, poi mettili in una teglia con parmigiano reggiano, besciamella e noce moscata e infornali per una ventina di minuti in forno caldo. Ma, se vuoi, avvisami quando passi da queste parti e te ne faccio trovare una teglia pronta. Magari tu, mentre la tolgo dal forno, mi pulirai il vetro della cucina, che non sarà più limpido come un tempo, lo so).

 
Il suo nuovo libro Germogli lo puoi trovare qui
© Antonella Zanca, 2018

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